L'offensiva israeliana promessa su Gaza City non è ancora iniziata, ma l'intensificarsi delle attività militari, fanno immaginare che l'esercito sia in una fase preparatoria all'invasione. Nel quartiere di Zejtun, migliaia di residenti hanno ricevuto ordini di evacuazione forzata, dopo una settimana di bombardamenti che impediscono l'accesso ai soccorritori, e la demolizione di circa 350 abitazioni. Bombardato anche l'ospedale Al- Shifa e quello di Al-Aqsa, mentre l'ONU afferma a Gaza, 1700 morti da maggio, mentre cercavano aiuti umanitari, la maggior parte uccisi dall'esercito israeliano. La decisione israeliana di ampliare una colonia in Cisgiordania occupata vicino a Gerusalemme Est ha provocato condanne da Germania, Regno Unito, Qatar, Egitto, Unione Europea e ONU e Arabia Saudita, mentre a nord-est di Ramallah e a sud di Nablus, coloni israeliani hanno danneggiato coltivazioni e veicoli privati, intimando ai residenti di abbandonare i loro villaggi. In Libano il leader di Hezbollah Naim Qassem, respinge il piano di disarmo del gruppo sciita approvato dal governo e appoggiato dagli Stati Uniti. In cambio del disarmo di Hezbollah entro fine 2025, Israele si ritirerà gradualmente dalle postazioni in Libano e rilascerà i prigionieri libanesi. Promessi anche un piano internazionale di aiuti economici per il Paese. Ma Qassem afferma che Hezbollah non intende disarmare finché nel sud si continua a morire dagli attacchi israeliani. Circa 280 vittime dalla fine delle ostilità, di cui 71 civili, secondo le Nazioni Unite. Attacchi che Israele giustifica come risposta alla mancanza di aderenza alle condizioni del cessate il fuoco da parte di Hezbollah, che secondo lo Stato Ebraico è ancora presente al sud del fiume Litani. Non è chiaro se l'esercito libanese avrà la forza di imporre un disarmo ad Hezbollah, in un Paese con una lunga storia di violenti conflitti etnici e settari, che molti temono poter riaffiorare in un contesto così incerto. .























