Era il 20 dicembre 1974 quando la Francia adottò la legge Veil con la quale l'aborto venne legalizzato. Un risultato ottenuto dopo anni di battaglie del Movimento per la libertà dell'aborto, fondato da chi chiedeva tutele per le donne che morivano per le conseguenze degli aborti clandestini. All'epoca Annie Chemla aveva poco più di vent'anni. Oggi, mentre la Francia, prima al mondo, introduce definitivamente il diritto all'aborto nella Costituzione, ricorda quegli anni di lotta femminista in un libro intitolato "L'abbiamo fatto". "Gli anni '70 in Francia sono stati degli anni molto potenti, in cui ci si batteva per la collettività, si rifletteva cercando di prendere in mano il proprio destino. Ho paura che oggi si sia un po' perso questo sentimento. Penso che le donne debbano essere consapevoli che nessuno dei loro diritti può considerarsi conquistato una volta per tutte". "A causa delle resistenze nella società francese cresce il rifiuto delle libertà delle donne. In Francia per esempio esistono molti posti che fanno finta di voler accompagnare le donne che cercano di abortire. Ma poi di fatto le colpevolizzano e le incitano a non abortire. Quindi ci sono davvero delle forze convergenti che vanno contro la semplicità della decisione e della scelta delle donne". "In merito all'iscrizione nella Costituzione del diritto all'aborto penso che sia un fatto molto potente a livello simbolico, per due ragioni. Perché è stata posta la questione in primis, poi perché i senatori di destra si sono sentiti obbligati a votare a favore, nonostante tutti si aspettassero che si sarebbero opposti. E molti senatori hanno spiegato di aver votato a favore perché non avrebbero osato dire alle loro mogli e figlie di aver votato contro. Questa è un'ottima notizia che la società francese, tutta intera, consideri che l'aborto è un diritto e che non si può tornare indietro". Restano le perplessità in merito alla formulazione del testo, che non parla espressamente di diritto quanto di libertà di ricorrere all'aborto nelle modalità previste dalla legge, lasciando aperta la finestra a delle restrizioni future. "La frase che è stata approvata non ha molto senso a livello giuridico e non è formulata come avrei voluto. Ma non è grave perché su questo tema, come sugli altri, progrediremo. La legge Veil era molto restrittiva in materia di aborto. Era cara e non rimborsata dallo stato. Ma nei 50 anni successivi la legge è stata migliorata. Spero e penso che per quanto riguarda il diritto all'aborto nella Costituzione, seguiremo lo stesso percorso. Ho fiducia che le nuove generazioni di donne riusciranno a vincere domani".