Dopo il ritiro dal nord della Siria, che ha di fatto lasciato campo libero ai turchi per l'offensiva contro i curdi, gli Stati Uniti provano a riprendersi la scena della crisi al confine, negoziando con Ankara un cessate il fuoco. Donald Trump ha mandato in Turchia il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo per trovare un accordo con Erdogan, che ha dato il suo assenso a sospendere le attività militari per cinque giorni per permettere ai curdi di ritirarsi da una zona cuscinetto di circa 30 km, su cui poi vigileranno i turchi con la supervisione americana. In cambio Washington non aumenterà le sanzioni ed è disposta a farle cadere del tutto se il cessate il fuoco sarà permanente. Un grande successo secondo il Presidente Trump, che non nasconde il suo apprezzamento per il Presidente turco Erdogan, che sarà alla Casa Bianca il prossimo 13 novembre. Voglio ringraziare e congratularmi con il Presidente Erdogan, che è un mio amico e sono fiero che non abbiamo mai avuto problemi perché lui è un grande leader, è un uomo duro, è un uomo determinato e ha fatto la cosa giusta, quindi l’apprezzo e lo apprezzerò in futuro. Tra le altre cose, i turchi si impegnano a tutelare le minoranze e i civili nella safe zone in territorio siriano, che di fatto finirà sotto il loro controllo. Assicurano che preserveranno Kobane. “Non è un cessate il fuoco, ma una pausa che permetterà ai terroristi, con la supervisione americana, di ritirarsi”, ha precisato il Ministro degli esteri turco Cavusoglu, sottolineando che Ankara ha ottenuto esattamente quello che voleva, un'area di 32 km ad est dell'Eufrate sotto il suo controllo, mentre dalle prime reazioni i curdi sottolineano che rispetteranno il cessate il fuoco, ma rimangono perplessi sul ritiro e sulla possibilità di lasciare in mano turca quel territorio. Nei prossimi cinque giorni si capirà la validità dell’intesa. Dopodiché Erdogan volerà a Mosca per incontrare la persona che al momento sta realmente gestendo la crisi fra turchi e curdi, il Presidente russo Vladimir Putin.