Il nuovo dramma di migranti in fuga dalla guerra e dalla fame che si sta consumando sotto i nostri occhi al confine tra Turchia e Grecia, cade negli stessi giorni in cui il conflitto siriano compie 9 anni. La situazione appare particolarmente critica nella zona di Idlib, dove Save the children stima che quasi un milione di persone siano state costrette ad abbandonare la propria casa dall'inizio del dicembre 2019. Di queste, circa la metà, sarebbero minori. Come dimostrano anche le immagini satellitari fornite dalla ONG, un terzo delle abitazioni e delle infrastrutture sarebbe stato distrutto o gravemente danneggiato, rendendo così di fatto impossibile il ritorno della popolazione, anche in un futuro prossimo. L'escalation di violenza che si registra intorno a Idlib rappresenta, secondo l'organizzazione umanitaria, la peggiore crisi nella Siria nord-occidentale in questi 9 anni di guerra e a farne le spese sono, come sempre accade nei casi di conflitto armato, innanzitutto i bambini. Lo scorso 25 febbraio, 10 scuole e asili sono stati bombardati in città, provocando la morte di 9 piccoli e il ferimento di altre decine. Per circa 280.000 minori è ora praticamente impossibile andare a scuola e ricevere un'istruzione. I bombardamenti continuano senza sosta, hanno svuotato la città nel giro di poche settimane e ora mezzo milione di bambini sono stipati in campi e rifugi di fortuna, al confine con la Turchia, senza poter contare su rifornimento di cibo sufficiente e di acqua potabile. Ancora una volta il diritto internazionale è violato in Siria, ma l'ONU e la comunità internazionale nel suo complesso, appaiono incapaci di agire e porre un termine a questa immane tragedia.