È la simulazione di un accerchiamento totale, confermato e pubblicizzato dalla Cina. Dimostrazione di forza e soprattutto una minaccia a Taiwan. La Repubblica Popolare ha circondato l'isola, motivando l'operazione come deterrenza tra terra, mare e cielo, contro la vocazione indipendentista di questa evoluta nazione, di cui Pechino rivendica la sovranità. Un arsenale documentato da immagini spot, così come lo è la risposta di Taiwan in un videomessaggio delle Forze Armate. La marina e l'aviazione dell'isola conducono a loro volta esercitazioni per monitorare i movimenti della Cina, riferendo di aver avvistato oltre 70 aerei da combattimento e diverse navi cinesi attraversare la linea del confine non ufficiale. I 3 giorni di esercitazioni annunciati dalla Cina seguono la visita del Presidente della Repubblica dell'isola Tsai Ing-wen negli Stati Uniti. Operazioni corredate da una nota dell'Esercito Popolare: servono, si scrive, come severo monito tra le forze separatiste che cercano l'indipendenza di Taiwan e quelle esterne, chiarendo che le manovre sono necessarie a salvaguardare l'unità territoriale della Cina. Più che un esercitazione, è la Repubblica Popolare a spiegare che si tratta di un test per prendere il controllo del territorio. La Presidente di Taiwan condanna solennemente l'operazione, lamenta che l'isola è costretta a misurarsi costantemente con l'espansionismo autoritario cinese, e soprattutto ribadisce la volontà di continuare a lavorare con gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali per difendere i valori della libertà e della democrazia.