Da capitale del country a capitale dell'innovazione, da Silicon Valley a Silicon Hills. L'ascesa di Austin sembra inarrestabile quanto quella di Elon Musk, l'astro miliardario diventato uno dei più ricchi al mondo grazie alle auto elettriche, che ha appena annunciato il trasloco di Tesla dal nord della California al centro del Texas. Lì da dove già partono i suoi razzi sposterà quartier generale, sede fiscale, casa propria e costruirà un'altra fabbrica accanto all'impianto che già c'è. Più che essere una ritorsione per l'imposizione del lockdown anti-Covid, che un anno fa gli aveva bloccato lo stabilimento californiano, la mossa di Musk è una scelta di business già intrapresa, solo nell'ultimo anno, da molti altri. Hewlett-Packard si sta trasferendo a Houston, la società di servizi finanziari Charles Schwab molla San Francisco e va a Dallas, nell'area di Austin si sono già installati Apple, Google, Facebook e Oracle. Cosa attira le imprese in questa città di appena un milione di abitanti in cima a numerose classifiche della qualità della vita? Ovviamente un regime fiscale più favorevole, ma non solo. La Silicon Valley è ormai troppo, troppo costosa, troppo grande, troppo dispersiva. Ad Austin, ha detto Musk, l'aeroporto è a 5 minuti dalla fabbrica e 15 dal centro. La vita costa meno ed è culturalmente brillante, i dipendenti sono più felici, l'azienda anche. Incubatori tecnologici, venture capital e un'ottima università sono gli ingredienti che possono fare di Austin il nuovo quartier generale di Corporate America. E chissà come le centinaia di migliaia di lavoratori delle industrie più giovani e all'avanguardia del mondo cambieranno la faccia di uno degli Stati americani tradizionalmente più conservatori.