È successo di nuovo. Ancora morti, ancora una strage delle armi negli Stati Uniti, ancora in Texas, quattro settimane dopo la strage compiuta a El Paso e quella di poche ore dopo a Dayton in Ohio. In tutto erano morte 32 persone e circa 50 i feriti. Negli USA si era riacceso il dibattito sulla necessità di porre un freno alla diffusione delle armi, ma dal Presidente Trump, erano arrivate solo timidissima aperture. Neanche il tempo di metabolizzare quanto accaduto che gli Stati Uniti devono adesso fare i conti con un altro episodio di violenza legato alle armi. Questa volta a Odessa, ma con modalità diverse dalle precedenti. Un uomo bianco sui 30 anni viene fermato per un normale controllo stradale, apre il fuoco e uccide un agente di polizia. Poi, dopo aver rubato un furgone postale raggiunge un centro commerciale nella zona est della città. Qui inizia a sparare a caso contro i passanti. Il killer, poi si dà alla fuga verso Midland, raggiungendo il parcheggio di un cinema. Lì viene fermato e ucciso dalla polizia. Il bilancio è di almeno cinque morti e 21 feriti, tra cui ci sarebbe anche un bambino di appena un anno e mezzo. Le indagini mirano ora a chiarire meglio la dinamica e movente di quanto accaduto. Una strage che arriva, ironia della sorte, alla vigilia dell'entrata in vigore di nuove norme che allentano le restrizioni sulle armi in Texas. Le armi saranno adesso consentite nelle chiese, nelle sinagoghe, in altri luoghi di culto e nei terreni scolastici potranno quindi circolare con ancora maggior facilità. Come a voler spegnere il fuoco utilizzando benzina.