Nessuna sorpresa dalle urne elettorali giapponesi rimaste, ed è questa forse la notizia più preoccupante, ancora una volta semi vuote. A votare sono andati infatti appena il 55% degli aventi diritto, più o meno come l'ultima volta, segno che la malattia che ha colpito le grandi democrazie occidentali, l'astensionismo, è diventata cronica anche qui. Per il resto tutto come previsto o quasi, il partito Liberal Democratico dell'appena eletto premier Kishida ha confermato, ancora una volta, la maggioranza assoluta dei seggi pur perdendone una quindicina, ma non a favore del Partito Democratico Costituzionale prima forza dell'opposizione bensì del Komei, il braccio politico dell'organizzazione buddista Soka Gakkai e dei populisti ... che quadruplicano i propri seggi e diventano il terzo partito del Paese. Fallito invece l'ennesimo tentativo di unire le forze delle opposizioni, il cosiddetto 'ulivo a mandorla' al quale per la prima volta partecipavano anche alcuni candidati comunisti ha fatto perdere numerosi seggi uninominali anziché conquistarli. I democratici ne perdono 19 mentre i comunisti 2. Il rafforzamento del Komei all'interno della maggioranza renderà ancora più difficile a Kishida di realizzare l'annunciato aumento delle spese militari e la riforma costituzionale, costringendolo a concentrarsi sulla ripresa economica e la gestione sociale della pandemia, tuttora in corso. Nel frattempo, dopo aver disertato il G20 Kishida, che ha annunciato di voler confermare l'attuale Governo, è volato a Glasgow per partecipare di persona alla COP26.























