Trump: chi mi ha perseguitato pagherà, lo vuole il popolo

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L'Ucraina. L'immigrazione. Joe Biden è un vecchio coach di basket. C'è un po' di tutto nel discorso di Trump al dipartimento di Giustizia ma nessun annuncio di peso. È il ritorno del we've, l'intreccio quel modo di parlare che contraddistingue il presidente, incline ad abbandonare il gobbo spesso e volentieri. Buona parte dell'intervento se ne va per lamentarsi con toni biblici e anche una parolaccia dei torti subìti, a suo dire, sul fronte giudiziario. I responsabili pagheranno, promette, perché lo vuole il popolo. E' la politicizzazione della giustizia per combattere la politicizzazione della giustizia. I predecessori di Trump hanno sempre cercato di mantenere un'opportuna distanza dal dipartimento di Giustizia. Trump lo considera il proprio braccio armato. Le accuse a Biden punteggiano il discorso puniva gli innocenti e premiava i malvagi. Con me si cambia. Trump ribadisce che le elezioni del 2020 sono state truccate, rivendica i risultati raggiunti sul fronte dell'immigrazione, parla di criminalità con toni apocalittici, annuncia una campagna di spot contro il fentanyl ispirata a quella del Messico. L'Ucraina è una parentesi. In un discorso in cui c'è un po' di tutto contano anche le omissioni. Nessun accenno al lavoro di Elon Musk, cosa rara. Quando il presidente cita i giudici della Corte Suprema poi manca il nome di Amy Coney Barrett, è stata nominata da Trump ma di recente ha votato contro il congelamento dei fondi dell'agenzia per lo sviluppo internazionale. .