Le parole di Donald Trump, durante un comizio in South Carolina sulla NATO e su quanto gli europei pagano per la propria difesa confermano quello che già si sapeva e cioè, che le elezioni americane intervengono pesantemente sull'andamento della guerra in Ucraina e che un cambio della guardia alla Casa Bianca cambierebbe tutti gli assetti militari dell'Est Europa oggi e in futuro anche per chi è membro della NATO. Non si fa atendere la risposta di Stoltenberg, Segretario Generale della NATO: ogni attacco contro un paese dell'Alleanza, vedrà una risata potente ed unitaria. A sottolineare che la protezione garantita dall'articolo 5 continua a valere. Per l'Ucraina, Trump ha già annunciato che farà finire la guerra in 24 ore una volta eletto, sostanzialmente tagliando la fornitura di armi, ma in realtà, i Repubblicani alla Camera hanno già bloccato da mesi il pacchetto da 60 miliardi di aiuti militari americani messo a punto dalla Presidenza Biden. Il ricatto è semplice: non lo approviamo, a meno che non approviate regole strette per i migranti al confine con il Messico. Una misura che Biden non potrà mai fare approvare perché significherebbe inimicarsi a pochi mesi dalle elezioni, l'elettorato ispanico che tradizionalmente lo sostiene. Eppure, il blocco agli aiuti sta cambiando il corso della guerra a favore della Russia che anche grazie alla carenza di munizioni dell'esercito ucraino, avanza ormai da mesi su tutta la linea del fronte e sta per conquistare Avdiivka, una città che gli ucraini difendono dal 2014 come Mariupol, Severodonetsk e Bakhmut, tutte ormai cadute. E poi perché, stando al New York Times, entro marzo finiranno i proiettili per la difesa aerea messa a dura prova dai bombardamenti delle ultime settimane. Lo spauracchio Trump per l'Ucraina è all'orizzonte; ma a prescindere dal risultato, il solo fatto di essere nell'anno delle elezioni americane è una pessima notizia per gli ucraini.