Weekend in Florida per il Presidente mentre il mondo si interroga sulle possibili conseguenze dei dazi imposti dagli Stati Uniti, 25% per Canada e Messico, 10% per la Cina. Tutto on top, da sommare cioè a eventuali tariffe già in vigore. Ma alla chiarezza degli intenti non corrisponde una chiarezza dei metodi. La Casa Bianca è avara di dettagli, ci sono merci esentate dalle tariffe? Quali sono i prossimi passi? E l'Europa? Trump ha ribadito di volersi occupare anche del vecchio continente, ma in questo caso tempi e modi sono ancor più misteriosi. Per Mark Kearney, probabile futuro Primo Ministro canadese, Trump è un bullo e il Paese gli risponderà. Gli economisti temono che la faccenda si avviti in una spirale di dazi e contro dazi. Temono le ripercussioni sui prezzi, soprattutto anche al supermercato. Il Messico è il principale esportatore di frutta e verdura negli Stati Uniti, mentre il Canada spedisce verso sud grano, bestiame e molto altro. Trump non sembra preoccupato. "Le tariffe ci renderanno ricchissimi", assicura, pur ammettendo che nel breve periodo i consumatori potrebbero subire qualche contraccolpo. A proposito di consumatori, il board incaricato di tutelarli perde la testa. Licenziato il dDirettore Chopra segue il destino di chi, in rotta con la nuova amministrazione, è stato fatto fuori o spinto ad andarsene. È successo con la Federal Aviation Administration, è successo con l'FBI. "È la vendetta di Trump", dicono i democratici. "Tagliamo i rami secchi", la posizione di molti repubblicani. Dopo aver fatto fuori una dozzina di procuratori che indagarono su Trump, ora tocca agli agenti dell'FBI. Il dipartimento di Giustizia ha chiesto i nomi di chi si è occupato dei casi legati all'attuale Presidente. Una serie di epurazioni che, insieme alle buonuscite proposte, preoccupano i funzionari federali anche per banali questioni di numeri. Con staff sempre più ridotti, la macchina del Governo rischia di andare in panne. .