Attacchi notturni in Ucraina, con droni iraniani. È il comando dell'Aeronautica Militare di Kiev a denunciare la presenza sui cieli del Paese di 15 aerei kamikaze senza pilota, di cui una decina abbattuti dalla contraerea. Le regioni colpite sono quelle del Cherson, Mykolaiv e Odessa, mentre colpi pesanti di artiglieria martellavano Charkiv e le zone orientali. Ma è il campo diplomatico a tenere banco dopo le parole pseudo aperturiste di Putin: "Alla fine un accordo in Ucraina sarà inevitabile." Intenti sempre smorzati da un ma, le illusioni di una pace vengono immediatamente temperate da altre dichiarazioni non concilianti. La pace di Putin prevede infatti il riconoscimento delle terre ucraine annesse con la forza alla federazione. Il problema, dice il leader russo, è una questione di fiducia prossima lo zero con le potenze occidentali che hanno trasformato l'Ucraina in una colonia e sfruttato gli ucraini come carne da macello contro la Russia. Su tutto inoltre aleggia la minaccia nucleare, "Cancelleremo della Terra chi ci attacca con l'atomica." Insomma la volontà negoziale del Presidente russo è sempre ambigua e sconfessata dalle azioni sul campo. Le sue parole sono arrivate proprio il giorno in cui inviati americani e russi si incontravano a Istanbul. La parola d'ordine, sminuirne l'importanza: "Non abbiamo parlato di Ucraina." Ma nella città turca gli inviati americani e russi avrebbero invece affrontato questioni spinose nei rapporti bilaterali, quel che è certo è che la Turchia si conferma come il solo Paese in grado di fare da mediatore. Il Presidente Erdogan domenica parlerà sia con Putin che con Zelenski. Un'ulteriore doccia gelata arriva dal Ministro degli Esteri ucraino Kuleba. Sull'eventuale ruolo della Santa Sede stigmatizza: "Non è ancora arrivato il momento per la mediazione e la ragione è Putin." Rincara la dose il Capo dell'ufficio presidenziale: "La Federazione Russa imparerà ad accettare la realtà sul terreno, che corrisponde ai suoi confini nel 1991.".