C'è un filo sottile lungo il confine tra Oriente e Occidente, tra questo e il secolo scorso, sul quale si muovono carri armati e sanzioni economiche, spie ma anche segnali diplomatici. Il Presidente della Russia Putin ha ottenuto l'attenzione internazionale che voleva e tiene il mondo col fiato sospeso. Invade o non invade l'Ucraina? Gli Stati Uniti pensano che sì, alla fine muoverà le truppe nella ex Repubblica Sovietica sulle cui frontiere fa da più parti pressione da mesi. Qualunque sconfinamento sarà considerato una invasione, ha ribadito il Presidente americano Biden minacciando Mosca di scatenargli contro tutto l'armamentario della NATO. E però appena poche ore prima, in mondovisione, sembrava aver offerto al nemico una possibile via di fuga. In caso di incursioni minori, aveva ragionato, la risposta dovrebbe essere calibrata. Kiev si era detta scioccata, la Casa Bianca ha poi precisato. Gaffe o suggerimento? Il Cremino, che ha annunciato una intempestiva maxi esercitazione aeronavale dall'Atlantico al Pacifico passando per il Mediterraneo, ha fatto sapere che Putin è pronto a parlare al telefono con Biden quando vuole, ma i due si sono già incontrati anche di persona e non è che sia servito a molto. Neppure il faccia a faccia di oggi a Ginevra tra il Segretario di Stato Blinken e il Ministro degli Esteri russo Lavrov sembra essere particolarmente promettente. La Turchia si è offerta di organizzare un improbabile vertice tra il Presidente russo e quello ucraino Zelenskyy, mentre il Dipartimento del Tesoro americano ha disposto sanzioni economiche nei confronti di quattro ucraini, due sono membri del Parlamento, accusati di essere agenti della FSB, erede del KGB, coinvolti in attività di destabilizzazione del Paese. Insomma: strano gioco questo Risiko moderno. L'unica mossa vincente è non giocare.