Il Regno Unito si dimostra ancora una volta vulnerabile allo spionaggio cinese. Nella giornata di lunedì 3 uomini sono apparsi davanti alla Corte di Giustizia di Westminster dopo l'arresto avvenuto il primo maggio per mano degli apparati di sicurezza britannici. Secondo l'accusa Pechino avrebbe infiltrato le forze di polizia inglesi con l'obiettivo di raccogliere informazioni sui tanti dissidenti di Hong Kong ora residenti nel paese. Dopo la stretta sui movimenti democratici del 2019, nella regione cinese sotto amministrazione speciale, Londra ha garantito a 3 milioni di residenti il diritto di trasferirsi in maniera permanente nel Regno Unito. Uno dei tre uomini arrestati, di 38 anni, è un agente impegnato in controlli di frontiera all'aeroporto di Heathrow. Da lì, secondo gli uomini del controspionaggio, segnalava i passaggi degli attivisti ed eventuali loro viaggi all'estero. Un altro, di 37 anni, è un poliziotto dell'ufficio immigrazione del Ministero dell'Interno che in passato ha svolto otto anni di servizio nella Marina Militare. Il suo arresto pone un tema di possibile penetrazione dello spionaggio cinese anche all'interno degli apparati della Difesa britannica. Il terzo, ultrasessantenne, è un ufficiale di collegamento al commercio con la Cina. I tre sarebbero stati arrestati il primo maggio mentre tentavano di entrare nell'appartamento di un attivista di Hong Kong residente nel West Yorkshire. Il Ministero degli Esteri ha ribadito di considerare non accettabile il recente schema di comportamento diretto contro il Regno Unito attribuito a Pechino, schema che include cyber attacchi, denunce di casi di spionaggio e ricompense per la raccolta di informazioni utili agli interessi cinesi. Dura la reazione di Pechino che ha bollato come infondate e illegittime le accuse.























