"Penso che sappiano chi sia all'origine della fuga di notizie. Qualcuno con accesso ad archivi informatici e materiale storico". Parola del Sunday Times, che sembra ormai avvalorare un dato fondamentale. Non ci sono potenze straniere dietro le rivelazioni che hanno fatto calare il gelo diplomatico tra Washington e Londra, costringendo l'ambasciatore di sua maestà negli Stati Uniti a rapide ed imbarazzate dimissioni. Perché la pubblicazione dei cablogrammi riservati che mettevano nero su bianco le valutazioni di Kim Darroch, capo della diplomazia britannica a Washington, avevano ottenuto la dura condanna di Donald Trump, che nel biasimo aveva trascinato la stessa premier britannica Theresa May, colpevole per il tycoon, di essere stata anche incapace a gestire la Brexit, tanto cara all'attuale amministrazione della Casa Bianca. Del resto Darroch non era stato tenero con il Presidente americano, avendolo a più tratti definito come inetto e disfunzionale, mentre nuovi documenti vengono pubblicati, compreso il memo, sempre a firma dell'ambasciatore britannico, che spiega i motivi dell'uscita di Trump dall'accordo nucleare iraniano. Motivi bollati come un atto di vandalismo diplomatico innescato da ragioni di personalità. Fare cioè, un dispetto a Barack Obama. Valutazioni personali di Derroch, certo, ma che lasciano comunque inquietanti dubbi sulle azioni di uno degli uomini più potenti della terra.