In marcia con i soldati Maduro manda un messaggio certamente non velato a Guaidò. “Questo è l'esempio che dobbiamo dare al mondo”, ha detto alla testa della parata nella sede del Ministero della difesa. Guaidò non si fa intimidire e continua a incitare i suoi. “Nicolas Maduro ostenta un controllo che non ha”, dice alla folla. Controllo che proprio Maduro ha tentato di recuperare alla TV di Stato. In un messaggio ufficiale ha dichiarato fallito il golpe delle forze imperialiste. Gli Stati Uniti intervengono e promettono appoggio totale e soprattutto militare. A questo punto inizia un botta e risposta molto duro tra Stati Uniti e Russia. È Sergei Lavrov a dire: “Le interferenze statunitensi nelle questioni interne venezuelane sono una palese violazione del diritto internazionale e ulteriori aggressivi passi creeranno una situazione gravida di pericolose conseguenze”. Pompeo replica: “La Russia e Cuba stanno destabilizzando il Venezuela e il coinvolgimento russo nelle vicende del Paese latino americano rischia di destabilizzare anche le relazioni bilaterali tra Washington e Mosca”. Le violenze intanto contano le prime vittime. Al bilancio si aggiunge una donna di 27 anni, colpita da un proiettile durante le proteste. “Questo deve finire, gli assassini dovranno farsi carico dei loro crimini”, ha scritto su Twitter il leader delle rivolte. “Mi giocherò la vita per far sì che sia cosi”. E proprio per paura, per sfuggire al caos e alle proteste, aumenta il numero dei venezuelani in fuga verso il Brasile.