Autonomia differenziata, i punti chiave del provvedimento

Il disegno di legge di iniziativa del governo sulla cosiddetta autonomia differenziata riguarda, di fatto, l'attuazione del comma 3 dell'articolo 116 della Costituzione come modificato nel 2001; una legge solo procedurale quindi che dovrebbe rendere applicabile un qualcosa di già previsto ma non ancora realizzato. La possibilità cioè per le regioni a statuto ordinario di vedersi attribuita dietro richiesta un'autonomia legislativa su 23 materie, tre di competenza esclusiva dello Stato e le altre di competenza concorrente tra stato e regioni, alcune particolarmente delicate come la salute, l'istruzione, la tutela di ambiente e beni culturali, le reti di trasporto, la Protezione Civile e la sicurezza del lavoro. Le regioni potranno trattenere il gettito fiscale legato all'erogazione dei servizi forniti sul territorio. Capitolo fondamentale è quello dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni dei servizi che devono essere garantiti; solo una volta definita l'entità dei finanziamenti per rassicurarli, l'autonomia differenziata è possibile e delle 23 materie previste dal ddl sono le 15 che attengono ai diritti sociali e civili, quelle per cui i LEP devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale, regioni autonome comprese. Una volta approvato dal governo, il provvedimento con i LEP, le risorse verranno aumentate anche per le regioni che non hanno richiesto l'autonomia. Lungo e articolato l'iter previsto per raggiungere le intese con una procedura che prevede almeno 5 mesi ed un'approvazione finale delle camere con maggioranza assoluta. La durata prevista è di 10 anni che si potranno anche prorogare o interrompere prima.