Risale agli inizi del 2025 la vicenda dell'arresto del Generale libico Almasri, accusato di crimini di guerra e contro l'umanità, e la cui liberazione ha aperto un caso politico e giudiziario. Ecco i fatti. A gennaio scorso, dopo essere stato a Londra per una settimana, il generale, capo della polizia giudiziaria libica, prende il treno e arriva a Bruxelles. Da qui, in macchina, va prima in Germania, dove viene fermato dalla polizia per un controllo che non ha conseguenze e poi arriva a Torino per andare allo stadio dove si gioca Juventus-Milan. In quegli stessi giorni la Corte penale internazionale emette un mandato di cattura contro di lui, ritenuto responsabile dell'uccisione di più di 30 persone in un carcere vicino a Tripoli, di cui dal 2011 l'uomo era comandante. Il 19 gennaio, a Torino, Almasri viene perciò arrestato dalla polizia italiana. La Corte penale internazionale ne chiede l'estradizione, ma appena due giorni più tardi, l'uomo viene rilasciato a causa di quello che il governo italiano definisce un errore di procedura: il Ministro della Giustizia Nordio non aveva ricevuto gli atti. Il generale viene così riaccompagnato con un volo di Stato italiano in Libia, dove i suoi sostenitori lo accolgono in trionfo. Scoppia la polemica, e non solo in Italia. La Procura di Roma apre un'inchiesta per i reati di favoreggiamento e peculato, e indaga la Presidente del Consiglio Meloni, i Ministri Nordio e Piantedosi, e il Sottosegretario Mantovano, questi ultimi due anche per peculato. Il Tribunale dei Ministri ha in seguito archiviato la posizione della premier, chiedendo invece al Parlamento l'autorizzazione a procedere contro gli altri esponenti del governo, contestando a Nordio anche l'omissione di atti di ufficio.























