Bisogna forse capire che Stellantis non è la Fiat e che forse non vale per Stellantis quello che Gianni Agnelli diceva parlando della sua azienda: "Ciò che è bene per la Fiat è bene per l'Italia." La frase aveva un senso tanto che è diventata la giustificazione più o meno esplicita per tante decisioni di politica industriale. Non solo l'industria automobilistica è stata ritenuta trainante all'intero sistema Italia insieme al suo indotto. Il pensiero dell'Avvocato ha pesantemente influenzato le scelte in tema di infrastrutture e trasporti. Lo sviluppo economico andava di pari passo con quello della rete autostradale in maniera coerente e apparentemente conveniente. Solo che passano gli anni, le cose cambiano, l'Italia rimpiange di non avere una rete di trasporti su rotaia all'altezza e deve rincorrere, l'auto italiana perde identità, la Fiat non è più un biglietto da visita. L'eccellenza nel settore rimane, si, ma il mercato si perde. Oggi di quella Fiat non rimane più nulla, il marchio si vede su pochi modelli considerato il numero di alternative offerte dai concorrenti, compresi i soci francesi della PSA. L'italianità si è fusa con stile e identità europee e americane e gli italiani sembrano snobbarla appena possono. Ecco, questa è la parte a monte del ragionamento e poi c'è il resto. Gli incentivi, forse insufficienti e probabilmente in ritardo, per un sostegno che evidentemente è inadeguato a sostenere il bilancio di un'azienda ma che, occorre ricordarlo questo, non è stato concepito solo per questo ma soprattutto per dare una mano ai consumatori e per raggiungere un bene pubblico, svecchiare il parco auto e migliorare la qualità dell'ambiente. Anche questo obiettivo però si fa molta fatica a raggiungere. I soldi non sono molti ma neanche pochi, forse pesa la posizione ondivaga del Governo tendenzialmente scettica però sulla transizione verso l'elettrico e anche qui come gli '50 e '60 del secolo scorso, c'entra non solo il prezzo ma la presenza capillare delle infrastrutture di ricarica per esempio. La Francia sugli incentivi sta facendo meglio e più in fretta, ma pensare che il motivo sia la presenza dello Stato nel capitale di Stellantis, ammesso si trovino i soldi, può essere un altro grave errore.