È tutto da costruire il rapporto tra Governo e Sindacati. È un inedito, sia per il terreno sul quale bisogna costruire, la situazione economica più difficile degli ultimi anni, e sia per una certa naturale diffidenza che un Governo di destra ispira alle Organizzazioni Sindacali, e che, forse, è reciproca. CGIL, CISL e UIL hanno lamentato, per esempio, la convocazione a Palazzo Chigi dei "non confederati" dell'UGL, sindacato "altro" e culturalmente vicino all'attuale esecutivo. Ma, insomma, non sembra questo il problema. Il rapporto con le parti sociali, se non sarà per amore, dovrà essere per necessità. E la necessità più impellente è battere, o almeno contenere, il nemico comune: e cioè l'inflazione. E anche qui viene da usare la parola "inedito". L'inflazione a 2 cifre non si vedeva da anni, in questo Paese almeno. Sconvolge le intenzioni di spesa delle famiglie, i piani di investimento delle aziende. Se non fosse una parentesi, ma una compagna di vita di lungo periodo: 1, 2, 3, 4 "decreti aiuti", non basteranno. Accanto alla riduzione del cuneo fiscale, giusta per natura verrebbe da dire, si dovrà riparlare di un meccanismo strutturale, qualcuno lo vorrà automatico, di adeguamento dei salari ai prezzi. Una volta si chiamava "scala mobile". Ma una volta il mondo del lavoro non era polverizzato, precario, desindacalizzato come oggi. Allora gli adeguamenti li si trattava in sede di rinnovo di contratto collettivo. Le relazioni industriali erano portate avanti da parti sociali assai rappresentative. E oggi, lo denuncia l'ex Segretario della CGIL Sergio Cofferrati, sono in essere 1.000 diversi contratti collettivi, firmati da sindacati inesistenti. Allora, forse, un buon alleato contro l'inflazione, potrebbe essere la tanto attesa legge sulla rappresentanza sindacale, per sapere chi e quanti lavoratori una sigla rappresenta. Sembra un modo di prendere il problema alla lontana, ma forse non è così. Chissà cosa ne pensa il Governo. "La Guida" sarà aggiornata nelle prossime ore. A presto.