Il Centrosinistra vince largo in Toscana nel solco della tradizione. E con il candidato più forte, scelto opportunamente alla fine, ma con un percorso a ostacoli sia interni (perché Giani non ha avuto adesioni entusiastiche nel PD di Schlein) che esterni (i 5 Stelle erano all'opposizione della giunta uscente). Che la larga vittoria sia una vittoria del Campo Largo come formazione capace di far tornare il Centrosinistra a essere maggioranza, e quindi governo, è quanto meno però dubbio. La Toscana, da quando esistono le regioni, non ha mai messo la sinistra all'opposizione, in qualunque forma abbia scelto di presentarsi. E per lo stesso motivo la vittoria di Giani non può essere definita un rinascimento. È semmai una conferma. Se non fosse arrivata, il terremoto politico da quella parte sarebbe stato inevitabile. Le ultime tre contese elettorali sono la rappresentazione concreta numerica del fatto che il Campo Largo può essere necessario, ma di certo non è sufficiente. Il Centrodestra, nonostante la sconfitta, non ha particolari ferite da cui guarire invece. Fratelli d'Italia fa il suo miglior risultato e cresce ancora in una terra non amica. Anche qui, una conferma: rivedendo alcune delle posizioni più legate a una tradizione ormai inattuale, i Fratelli possono aspirare a essere la Democrazia Cristiana di questo secolo. Se sia il loro progetto politico non è chiaro. Però forse sì. Anche Forza Italia conferma di essere partito solido, come il suo solidissimo leader. Eccezione la fa la Lega. In realtà il partito di Salvini va male. Anche qui conferma di un'onda lunga non positiva nonostante la visibilità mediatica del segretario. Il flirt con l'ultradestra, rappresentata dal generale Vannacci, suo vice, non paga. Fare a meno, sul proscenio nazionale, di personalità di spessore come i governatori Fedriga e Zaia è probabilmente un errore che qualcuno si occuperà di correggere. E più di qualcuno, dopo le tre tornate regionali, torna a esprimere il concetto che si vince al Centro. Lo dice Tajani, pro domo sua. Lo dice nei nostri studi il responsabile esteri del PD, Provenzano, che certo non è un centrista. Forse è vero che il Centro non vince, ma fa vincere. .























