"La prassi vuole che il Presidente faccia subito un discorso. Non ci crederete ma non l'ho preparato minimamente. Avevo una bozza che cercherò di ripercorrere, ma certamente prima ancora della bozza e dei ringraziamenti che sono normali abituali e sentiti, voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno votato, quelli che non mi hanno votato, quelli che si sono astenuti e se mi consentite quelli che mi hanno votato pur non facendo parte della maggioranza di Centro-Destra. Grazie davvero di cuore. Il ringraziamento e il pensiero deferente và naturalmente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che io ho conosciuto e apprezzato da prima che diventasse Presidente della Repubblica, quando preparava quello che poi passò col nome di "Mattarellum" e poi dopo il "Tatarellum", ho conosciuto la sua intelligenza, la sua capacità politica, che ancora oggi manifesta nel suo altissimo ruolo. Egualmente ho conosciuto e apprezzato da posizioni politiche distantissime ma si era creata una vera simpatia, almeno da parte mia, il Presidente Emerito Giorgio Napolitano che ho avuto di servire come Ministro della Difesa essendo lui il Capo delle Forze Armate Italiane. Il mio ringraziamento sincero, va alla Presidente di questa giornata non voglio chiamarla provvisoria, alla Presidente morale, alla Senatrice Segre, e non c'è una sola parola di quello che ha detto che non abbia meritato il mio applauso. Voglio ringraziare per come ha condotto questi anni la vita del Senato una cara amica, ma più che un' amica, una persona di grande spessore umano e culturale, parlo di Elisabetta Alberti Casellati, che è seduta vicino al Presidente Emerito Pera, che saluto e ringrazio come tutti i Presidenti che lo hanno preceduto. Spero non sia considerato un di più se ringrazio coloro che con me hanno fatto i Vicepresidenti, i vice della Casellati, la Senatrice Russomando, la Senatrice Taverna e in particolare, lo capirete benissimo, il mio amico Roberto Calderoli che considero seduto qui accanto a me. Facendomi interprete della nostra istituzione saluto con grande rispetto rispettosamente il Sommo Pontefice che anche in questi giorni ci ha dato un segno della sua alta guida spirituale e morale, sottolineando come per contrastare, per cercare di battere la povertà sia il lavoro degno è ben remunerato, la risposta necessaria. Deferente omaggio al Papa. Un pensiero alle donne e agli uomini in divisa che porto nel cuore per la mia storia politica, per la mia storia istituzionale e che sono la bandiera dell'Italia, in Italia e nel mondo, ideali di pace e sicurezza. Lasciatemi dire che nella mia lunga vita politica i momenti più toccanti, momenti che ricordo con più tristezza ma anche con più dedizione sono i momenti in cui sulle mie spalle ho portato le bare dei soldati caduti in Afghanistan, che mi toccava ricevere. A loro, a tutti i militari, a tutti i caduti di ogni guerra, va il mio deferente omaggio. Ho visto che la guerra purtroppo non è solo un ricordo ma è un'attualità drammatica, dolorosa che vorremmo che finisse ora, in questo minuto che vorremo che fosse sostituito il clamore delle armi dalla voce di trattative che possono arrivare solo però con giustizia. Perché non può esservi mai pace senza giustizia e visto quindi che parliamo drammaticamente e tristemente di guerra per quello che i patrioti ucraini stanno subendo in questo periodo, a loro va il mio pensiero così come va il mio pensiero ai profughi, ai rifugiati ucraini ma di ogni parte del mondo che scappano dalla guerra e che devono essere accolti con onore. Vedete, qualcuno di voi ha avuto occasione di conoscermi, qualcuno di apprezzarmi, qualcuno meno lo capisco, l'agone politico è quello che ci porta al confronto a volte anche battagliero, a volte anche teso. Però io ho la speranza in cuor mio di sapere che quelli che mi hanno conosciuto quando ho avuto ruoli istituzionali, penso alla Senatrice Russomando, per esempio, che mi ha avuto Presidente della Giunta delle Autorizzazioni a Procedere, abbiano potuto apprezzare il mio totale rispetto per le istituzioni. Quando sono chiamato ad assolvere un ruolo sopra le parti, posso assicurarvi e spero lo facciano chi ha avuto la bontà di seguirmi con assoluta dedizione. E quindi voglio dire a quest'aula che sarò inflessibile nel difendere nella stessa identica maniera i diritti della maggioranza e i diritti della opposizione. Mi troverete pronto su questo. Vedete, io ho cominciato a fare politica appena nato, perché mio padre faceva politica, faceva come me l'avvocato ma aveva le sue idee che non ha mai rinnegato e io ho cominciato a differenza del mio fratello maggiore, che era democristiano e in casa mia si respirava aria di libertà. Nessuno l'ha mai rimproverato di non seguire l'idea che era prevalente in famiglia, di Destra, ho cominciato a fare politica nelle organizzazioni giovanili l'ho fatta nei momenti duri durissimi, della contestazione, della violenza, della resistenza al terrorismo. Pensate che c'è una frase che mi ha ispirato come comportarmi in quegli anni quando l'immagine che oggi vediamo, non solo non era possibile ma non era neanche sogna bile, non era neanche immaginabile. C'era una frase di un Presidente della Repubblica italiano di estrazione certamente non identica alla mia, questo Presidente che abbiamo apprezzato anche nelle sue esternazioni extra politiche, penso a quando abbiamo vinto i Campionati del Mondo, era Sandro Pertini e la frase era la seguente: "Nella vita è necessario saper lottare non solo senza paura ma anche senza speranza". La lotta non avviene aggiungo io, solo quando pensi di poter vincere ma quando pensi che valga la pena di essere vissuta quella occasione. Grazie a Sandro Pertini per questo insegnamento. Innanzi a noi ci sono drammi, ci sono paure e preoccupazioni, penso a quelle dei cittadini che chiedono alla politica non solo di raccogliere le loro ansie, le loro necessità, ma anche e soprattutto di risolvere i problemi. Penso all'inflazione, al caro energia che sono un dramma per le famiglie e hanno innescato per molte imprese il conto alla rovescia con il rischio più che concreto della chiusura. L'Italia non può, l'Italia non deve fermarsi famiglie e imprese, terzo settore e volontariato, cittadine e cittadini, tutti chiedono lavoro, dignità, sicurezza, benessere. Tocca a noi, maggioranza e opposizione provare a dare le risposte giuste e urgenti. Sono certo che ci proverete. L'ambiente che ci circonda e che dobbiamo rispettare e tutelare non è solo flora e fauna è invece anche patrimonio di umanità, di relazioni, di vita vissuta perché senza certezze per se e per i propri cari ad essere minato è l'intero ecosistema civile. L'ecologia non può prescindere dalla ecologia umana e viceversa, ma, il rispetto e la tutela del pianeta sono imprescindibili per l'eredità che vogliamo lasciare ai nostri figli. Ricordiamocelo in ogni momento. L'umanità è respingere ogni forma di violenza, ogni forma di abuso, di discriminazione, di sopraffazione di sopraffazione dei diritti dei cittadini di tutti i diritti legalmente riconosciuti. La violenza sui minori la violenza sulle donne sono lo squallore della Società e vanno più che combattute oltre che combattute, è evidente, vanno prevenute. Tutelare l'infanzia promuovere la natalità è la prova di coerenza del nostro impegno per le future generazioni. Ogni fragilità ci riguarda e ci interpella. Non basta denunciare, serve sostenere dare speranza, avvicinare. Noi dobbiamo chiedere ad altri non dobbiamo chiederlo ad altri. Non dobbiamo, ma a noi stessi cos'è che possiamo e dobbiamo realizzare per essere accanto a quanti vivono una diversa abilità. La vecchiaia, la malattia e troppo spesso sono lasciati soli, ai margini per chi è debole il posto non è in fondo è in prima fila. Lavoro significa anche riscatto per i giovani, per il Sud, per le periferie, per le città piccole e grandi che si stanno svuotando. Il lavoro è la Storia dell'Italia. Storia dell'ingegno, di passione di Arte, di Cultura nel mondo la parola Italia, è la parola che più di ogni altro appassiona e innamora cittadini anche lontanissimi geograficamente dalla nostra penisola. Il lavoro poi è una porta, non può diventare il burrone delle morti bianche che gridano vergogna. Se possibile ancora più forte quando le vittime, come avvenuto di recente, sono studenti tirocinanti e vittime a ricordare ed onorare sono anche tutti i caduti sotto i colpi della pandemia. Spesso medici e infermieri che la combattevano sulla pandemia che sembra battuta, che forse è battuta, nella sua fase più acuta non abbasserete e non abbasseremo comunque la guardia. Le tante crisi del nostro tempo, del nostro mondo, hanno bisogno di miracoli e chi meglio della nostra Storia, della nostra capacità produttiva, del nostro ingegno, della nostra essenza questi miracoli nel quotidiano può compierli? Penso, per esempio, al tema del Made in Italy che non può essere enunciato e basta, và difeso, tutelato, affermato in Italia, nelle istituzioni italiane e anche forse soprattutto europee. Nessun ambito è escluso dall' eccellenza italiana. Il settore agroalimentare, il turismo, la moda, l'innovazione tecnologica e digitale. La nostra comunità nazionale ha sempre dimostrato di non essere seconda a nessuno, anche in tema di solidarietà nel campo del primo soccorso, della Protezione Civile, dell'assistenza sociale scolastica, delle attività culturali e sportive non dimentichiamolo. Non lasciamo mai che si lasci immaginare che la solidarietà non sia un primato italiano che vogliamo rivendicare a tutti i livelli. Siamo qui nell'aula del Senato, con una doppia iscrizione alle mie spalle molto importante. Il Senato della Repubblica forse qualcuno non lo sa, si discusse se doveva essere chiamato così o Camera dei Senatori. Camera dei Deputati, Camera dei Senatori. E' prevalso, e me ne rallegro, l'addizione Senato della Repubblica. Perchè è l'emblema del nostro senso di unità, di fronte a ogni difficoltà ad ogni dramma nel nome della nostra istituzione c'è la sua identità. Non il Senato di una parte, di un blocco, di un interesse di una maggioranza e di una un opposizione, ma il Senato della Repubblica. Cioè di tutti noi italiani. Anche in questa legislatura Presidente Casellati, ci si aspetta e si cercherà di parlare di riforme. Non bisogna né favoleggiare la possibilità che si faccia tutto e subito, ma soprattutto non bisogna temerle, le dobbiamo provare a realizzare insieme al Senato della Repubblica, può spettare il via anche nei confronti dell'altra Camera, della necessità di aggiornare non la prima parte della Costituzione, che è intangibile, ma la parte che merita più efficienza, più adeguatezza ai tempi nostri, più capacità di dare risposte ai cittadini, più capacità di appartenere alla volontà del popolo. Io credo che questo Senato, in questa legislatura potrà farlo direttamente con una legge che promuova una Costituente con una Bicamerale, sono vari modi. L'importante, come mi hanno insegnato sin da ragazzo, che vi sia la volontà politica, che è la cosa fondamentale di realizzarle queste riforme e allora se c'è quella volontà, passeranno. Vedete, l'ho già detto prima, ve lo ribadisco, sono stato un uomo sempre di parte, di partito più che di parte, ma in questo ruolo non lo sarò, ve lo dicevo prima e ve lo riaffermo ed è una lezione che ho appreso in tanti anni, tra gioia e dolori, anni di militanza, di affermazioni, di difficoltà, cercando sempre di cogliere dagli eventi ogni utile occasione di crescita, anche di messa in discussione delle proprie posizioni, non rimanere abbarbicato a idee immutabili ma svilupparle senza tradirle, è stato l'impegno non solo mio, ma della mia parte, della mia parte politica in maniera larga. Un insegnamento, consentitemelo, che a livello personale ho appreso da mio padre che è stato Senatore di questa Repubblica e che a livello politico ho ricevuto da più persone, ma in particolare da un uomo che ha insegnato a me e non solo a me, il valore del dialogo, dell'armonia, non a caso veniva chiamato ministro dell'armonia, il non dimenticato onorevole Pinuccio Tatarella. In tanti anni, grazie, in tanti anni di politica ho potuto vedere da vicino le evoluzioni della società italiana, anche le più traumatiche. Non posso non ricordare la drammatica stagione delle violenze, del terrorismo politico e dei tanti ragazzi di ogni colore politico che hanno perso la vita solo perché credevano in delle idee, in degli ideali o a volte solo perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Studenti, servitori dello Stato, giornalisti, imprenditori politici, le loro storie rappresentano un portato che ancora oggi è e deve essere una stella polare per tutti noi. Di nomi ne potrei fare tanti e dovrei forse farne tanti, ma credo che quello dell'ispettore Calabresi possa rappresentarli tutti assieme, per restare nella mia Milano a tre nomi di ragazzi, uno militante di destra, Sergio Ramelli che ho conosciuto e di cui sono stato anche avvocato di parte civile e due di sinistra, i cui assassini non sono mai stati trovati, Fausto e Iaio, mi inchino anche davanti alla loro memoria, credo che questi nomi possono rappresentarli tutti. E se la stagione del terrorismo politico può essere considerata vinta, speriamo, non sottovaluto nessun nuovo eventuale fenomeno in atto, maggiori preoccupazioni continuano ad esserci per quanto riguarda la lotta al terrorismo internazionale e alla criminalità organizzata. Non dobbiamo mai abbassare la guardia rispetto ai fenomeni mafiosi in qualunque luogo o forma si manifestino, anche in tale contesto sono certo che sapremo fare il tesoro degli insegnamenti e del sacrificio di quegli eroi lasciati troppo soli quando erano in vita, che nonostante ciò hanno sacrificato per lo Stato le loro proprie esistenze, agenti di Polizia, Carabinieri, magistrati politici, giornalisti possono e devono essere ricordati nel migliore dei modi, con un costante impegno di tutti nel condurre la battaglia per la legalità come ci hanno insegnato Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Dei quali quest'anno peraltro di loro ricorre il trentesimo anniversario del barbaro omicidio. Io ho voluto, non proforma, ma come molto sincero dell'animo omaggiare anche con dei fiori dopo essermi intrattenuto in privato la Presidente Segre, la Senatrice a vita Segre, la quale ci ha parlato di tre date e io non voglio fuggire, troppo facile scappare di fronte alle richieste di chiarezza. Ci ha parlato del 25 aprile, del 1 maggio, ha parlato del 2 giugno potrei aggiungere la data di nascita del Regno d'Italia che prima o poi dovremo fare assurgere anche quella a festa nazionale. Queste date, tutte insieme, hanno bisogno di essere celebrate da tutti perché solo un'Italia più coesa, pacificata, unita è certamente la migliore e la più importante precondizione per poter affrontare efficacemente ogni emergenza, ogni criticità faccio mia, a distanza di ben 25 anni, le parole di Luciano Violante, vedete quante cose ho fatto nella mia piccola vita, sono stato io da Vicepresidente anziano della Camera, come oggi ho avuto l'onore di essere proclamato dalla Presidente Segre, allora molto più modestamente Violante fu proclamato da me che per il regolamento della Camera essendo il Vicepresidente anziano avevo quel compito. Le parole di Luciano Violante, che non ho bisogno di ripetere per intero, ma solo nella parte, spero più condivisibile da tutti, che riferendosi alla necessità di un superamento di qualunque momento di odio, di rivalità, di contrasto storico, di antiche o nuove discussioni con un linguaggio che mi auguro sia quello auspicato dalla Presidente Segre, ebbe testualmente a dire che questo clima coeso aiuterebbe a cogliere la complessità del nostro Paese, a costruire la liberazione come valore di tutti gli italiani, a determinare i confini di un sistema politico nel quale ci si riconosce per il semplice e fondamentale fatto di vivere in questo Paese, di battersi per il suo futuro, di amarlo, di volerlo più prospero e più sereno, dopo poi, conclude Violante, all'interno di quel sistema comunemente condiviso potranno esservi tutte le legittime distinzioni e contrapposizioni. Grazie Violante per questo lascito ancora attualissimo, forse ancora più attuale di quando ebbe a pronunciare quelle parole. Un impegno questo che investe direttamente questa aula, perché proprio il Parlamento con la sua centralità a rappresentare e custodire la memoria collettiva del Paese. Le istituzioni si riconoscono nelle leggi dello Stato, nelle feste, nelle tappe che hanno scandito la loro storia e oggi sono non solo ricordo del passato, sono memoria del futuro e con questo sguardo che si nutre di storia e di futuro che guardiamo all'Unione Europea come casa comune. Forse potremmo tutti insieme recuperare una parola che per tanti anni era usata per indicare e pensare l'Europa, comunità. L'Unione Europea si può essere ancora e deve essere ancora comunità. L'Unione Europea può essere ancora speranza di pace se saprà come deve assolutamente fare, elevare il suo raggio d'azione sempre più in alto anziché alle cose di secondaria, non dico irrilevante, ma a volte secondaria importanza. Io voglio concludere questo intervento senza, mi ero preparato una citazione, altre citazioni, frasi ad effetto per concludere, ma poi ho pensato che non è giusto, il mio è un compito di servizio, non devo cercare oggi applausi, non devo dire parole roboanti, non devo cercare di captare la vostra benevolenza, lo dovrò fare ogni giorno con i miei atti, con le mie scelte che dovrò fare, che a volte piaceranno, a volte non piaceranno sia alla maggioranza che all'opposizione. Non c'è bisogno per concludere di parole che suscitano un applauso ma solo di una sincera promessa, cercherò con tutte le mie forze di essere il Presidente di tutti, ve lo giuro.