Dopo lo scontro frontale che ha segnato il passaggio a Montecitorio della manovra, la tappa finale per varare la legge si celebra a Palazzo Madama. L'appuntamento è per il 27 dicembre, ma in quelle stanze i Senatori non potranno far altro che i notai di ciò che è già stato votato alla Camera, perché anche una sola modifica costringerebbe la legge di stabilità a tornare alla casella di partenza. Uno scenario da scongiurare visti i tempi risicatissimi, per l'approvazione con la ghigliottina dell'esercizio provvisorio che scatterebbe il 1 gennaio, mettendo in allarme i mercati finanziari e l'Europa. Proprio i tempi compressi della discussione avevano fatto insorgere all'unisono le opposizioni contro la maggioranza accusata di imbavagliare il dibattito parlamentare. Con quella serie di errori su diversi emendamenti che ha costretto ad un ripetuto ping pong tra l'aula e la Commissione Bilancio della Camera, per correre ai ripari. Ma anche sui contenuti l'opposizione ha attaccato a testa bassa i fondi non troppo generosi per la sanità del Sud, la modifica di Opzione Donna, la cosiddetta tregua fiscale e la Flat Tax per gli autonomi. Maggioranza che ha difeso la manovra ripetendo che è da tempo che viene approvata alla fine dell'anno e che ha derubricato gli errori come peccati veniali precisando che le risorse non erano molte, perché il grosso dei 35 miliardi è servito per compensare il caro energia. Ora il Governo rilancia il prossimo impegno è la riforma del fisco, con la riduzione delle aliquote IRPEF. Sugli altri dossier farà il punto la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni giovedì, durante la tradizionale conferenza stampa di fine d'anno.























