Renzi: No a Governicchi, non sto attaccato alla poltrona

Matteo Renzi torna sul proprio futuro, mentre continua la sua campagna elettorale per il “sì” al referendum. Il Premier taglia corto: “Chi vota ‘no’ vuole un sistema che è quello decrepito che non funziona. Chi vuole la politica degli inciuci se la riprenda”. “Se volete un sistema in cui si torna ai galleggiamenti, agli inciuci, agli accordi, a rinviare i problemi, a rinviare le riforme, a dire sempre che l’obiettivo è parlar male dell’altro, anziché fare una proposta per il Paese, va bene. Va bene. Prendetevi quelli di prima. Non è un problema. Non è un problema. Amici come prima. Non puoi pensare che chi, in questo momento, fa politica per cambiare possa restare aggrappato alla poltrona come fosse un politico vecchio stile”. Renzi insiste nel chiedere un confronto con Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, mentre Di Maio ribatte: “È il Premier che fugge”. E sulla legge elettorale, l’Italicum, Renzi è chiaro: “Sia che vinca il ‘sì’, sia che vinca il ‘no’, la legge va cambiata”. L’opposizione, invece, attacca a testa bassa. Matteo Salvini non accetta compromessi: “Dal 5 dicembre torniamo ad occuparci dei problemi degli italiani”, dice. “Più gente si informa più sale il ‘no’”, spiega il leader del Carroccio, che poi assesta una stoccata a Berlusconi: “Se qualcuno del cosiddetto centrodestra, Berlusconi compreso, gli volesse fare da stampella, noi tiriamo dritti come treni”. A Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi ha riunito, invece, lo stato maggiore di Forza Italia. Stop alle polemiche per portare avanti la battaglia per il ‘no’: è quello che è filtrato dal vertice. Poi un partito con un assetto forte e stabile, in grado di affrontare il confronto per una nuova legge elettorale. Continua il TreNo Tour del Movimento 5 Stelle. Nella tappa di Foggia, Alessandro Di Battista non usa mezzi termini: “La riforma – spiega – è soltanto l’ennesima privazione per il popolo italiano, quella di votare e l’assegnazione di questo diritto trasformato in privilegio ai partiti politici, gli stessi che ci hanno impoveriti”.