Esiste un luogo, in cui la realtà, si fonde con l'immaginazione. Dove la bellezza mozzafiato del paesaggio, si intreccia con la leggenda. Si tratta delle Dolomiti, un luogo caro e più volte immortalato dalla fotografa Marcella Pedone. Al suo lavoro tra i monti, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, ha dedicato la mostra: Dolomiti Trasfigurate. Un viaggio quasi onirico, attraverso 32 scatti della fotografa, in grado di traghettare il visitatore, in una dimensione fiabesca, ma capace di trasmettere il fascino e la durezza di una terra aspra. "Non è una novità vedere le mie foto appese a un muro. Quello che mi onora moltissimo, è che sia stata ospitata da uno dei musei più stimati d'Italia, in Italia e anche fuori". 102 anni compiuti il 27 aprile, ma una forza d'animo condita da un'ironia che non si è mai spenta, la stessa che da sola, a bordo della sua roulotte, l'ha portata in giro per l'Italia e l'Europa, ad abbattere barriere e a diventare la prima donna fotografa freelance, nonostante le difficoltà di un mondo ancora bigotto. "Ho vissuto in una maniera direi, corretta. Anche nel documentarmi, non ho preso alla leggera, il lavoro che mi hanno proposto, dicendomi che ero brava. Sono stata sola, perché nessuno voleva finanziare una donna, perché pensavano che non avrei potuto essere costante, nell'esecuzione del lavoro. Oggi, guardate che la posizione della donna è cambiata molto, ma allora, era difficile. Venivamo rifiutate in certi campi". Amante del colore, da lei usato prima di tanti altri fotografi, che preferivano il bianco e nero, come vezzo artistico, Marcella Pedone, non si è mai fermata davanti a nulla. Scattando come dice lei, seguendo l'intuito e la sua irrefrenabile voglia di libertà. "Il mondo, offre miliardi di soggetti fotografici. Io ero sola, avrei avuto bisogno di tre vite, per fotografare tutto. Ho fatto quello che potevo".
