Un ufficio riempito di piccoli ordinari burocrati, braccio non armato di un partito di una dittatura impegnati a censurare ogni scritto prima di mandarlo in pubblicazione. È questa l'ambientazione di "le buone maniere", ultimo graphic novel di Daniel Cuello, straordinario narratore di distopie tanto ordinarie da sembrare paurosamente vicine al nostro quotidiano. "Io uso moltissimo della nostra del nostro mondo occidentale della nostra cultura e semplicemente gli metto un tetto sopra che è questo partito, questa dittatura questo regime". E mentre il suo universo narrativo si allarga, Cuello comincia a inserire nuovi elementi come quello della responsabilità dell'individuo e delle sue scelte."Dal primo libro abbiamo una certa visione una certa percezione di quali sono i confini in Mercedes, abbiamo una percezione ancora maggiore e in questo amplio ancora di più la visuale, amplio ancora di più la cornice dentro la quale accadono gli eventi di conseguenza si, vediamo qualcosina di più e sicuramente vediamo qualche rotellina che magari gira in verso opposto". Un nuovo tassello di una storia universale senza luogo che però deve tanto alle origini alla formazione di un autore sospeso tra due mondi: "sicuramente le mie origini del fatto che io mi sia trasferito in Italia, abbia visto una Società completamente diversa, uno status quo completamente diverso da quello che c'era in Argentina, mi ha permesso di vedere con un occhio diverso perché io non mi sono mai sentito né totalmente Argentino nè totalmente italiano, di conseguenza vedevo un po' come un antropologo, vedevo un po' le cose senza dare prima un giudizio".