È una mostra speciale quella che inaugura la settimana della moda maschile a Milano. Non dipinti e nemmeno opere d'arte o di design ma giovani sarti in carne ed ossa impegnati nel proprio lavoro. È infatti un'altra forma di creatività quella raccontata nel progetto nato dalla collaborazione tra Triennale e Kiton. Una mostra che pone al centro la scuola di alta sartoria fondata dal marchio napoletano nel 2000. "Il concetto di scuola per quanto ci riguarda è molto allargato. Pensiamo di essere un'agorà che fornisce dei dispositivi di comunicazione per valorizzare anche un linguaggio. E spesso parlare dei mestieri dell'arte come qualificanti e non squalificanti. Quindi anche un cambio di passo da questo punto di vista lo riteniamo fondamentale. Lo facciamo valorizzando quello che già c'è nel tessuto nazionale ma soprattutto pensando a delle possibili evoluzioni progettuali, naturalmente in coerenza con quello che è il nostro modo di fare cultura". Tramandare il sapere, l'eccellenza dell'alta sartoria Italiana. "I giovani hanno capito oggi che se imparano un mestiere hanno un futuro assicurato. Però bisogna veramente insegnarli qualcosa. Deve essere una scuola vera. E io ci tengo a sottolineare una scuola vera, perché questi ragazzi veramente quando escono dalla nostra scuola sono dei sarti, sono degli artigiani, possono fare una giacca, possono fare una camicia. E questo è molto importante per il mondo del lavoro". Una scuola che offre opportunità professionali in importanti brand ma anche il sogno di aprire una propria sartoria. "Ci sono tre ragazzi che sono passati dalla nostra scuola e che oggi hanno una loro sartoria e ne siamo molto orgogliosi". "Nel titolo della mostra c'è il concetto dell'educazione e questo è emblematico, no?" "Si, questo è emblematico. Noi siamo in un mondo in cui abbiamo migliaia di giovani che faticano a entrare in un mercato del lavoro stabile e abbiamo probabilmente nei prossimi anni migliaia di giovani che arrivano anche da altre parti mondo. Quindi se l'Italia fosse soprattutto un luogo dove si insegnano i mestieri che questo paese ha così bene coltivato, avremmo fatto, diciamo così, un colpo pazzesco, anche dal punto di vista della geopolitica internazionale. Sarebbe un'immagine pubblica formidabile dell'Italia nel mondo".