Levante e Junior Cally. Che cosa hanno in comune? Niente. No, che sono tutti e due a Sanremo. Siamo qua a Sanremo, sulla terrazza dell'Hotel Globo, ma anche? “La passione di raccontare delle storie e di fare musica, per esempio”. “Totalmente d'accordo. Totalmente d'accordo. La musica è una cosa che ci accomuna. Ma come a noi due agli altri 24 in gara. 22”. Hai tolto la maschera, che in realtà è un oggetto di scena, ma anche perché ci hai voluto mettere la faccia dopo tutte le polemiche che ti hanno visto un po' protagonista anche fuori dal palco di Sanremo? “No, in realtà io la maschera l'ho tolta già a settembre del 2019 per annunciare il mio nuovo album. Volevamo ripercorrere, appunto, la mia carriera qui al Festival di Sanremo, re-indossando la maschera, però dopo, insomma, tutto quello che è successo, le strategie le abbiamo lasciate un attimo da parte e se la maschera poteva mettere a rischio la mia esibizione... sai, con la maschera se mi si staccava una cuffia non è proprio carino. Abbiamo preferito fare così, metterci la faccia e tutelare la performance, che è il motivo principale per cui siamo qua”. In maniera molto telegrafica, ma le accuse sono state di sessismo rispetto a una tua vecchia canzone. Rispetto a questo cosa hai da dire? “Penso che se non riusciamo a dividere la realtà dalla fiction c'è un problema più grande. Noi raccontiamo delle storie, raccontiamo dei film che vediamo, raccontiamo delle storie di altre persone. Noi facciamo i registi in un certo senso, quindi la nostra è fiction. Io sono contro ogni forma di violenza di ogni tipo, e basta. Ma, ripeto, se non riusciamo a distinguere realtà e fiction abbiamo un problema molto più grande probabilmente”. Claudia, sei d'accordo? “Sono d'accordo nel senso che è vero che raccontiamo delle storie; spesso sono le nostre, spesso sono quelle d'altri, però allora il discorso è molto più profondo. Bisognerebbe andare a cercare tutto ciò che potrebbe istigarci alla violenza, dai film. Io penso che uno dei miei registi preferiti è Tarantino. Tarantino è violento da matti, però racconta delle storie e non credo che abbia fatto mai a casa sua quello che poi mette in scena nei propri film”. Qual è la storia che invece hai raccontato tu con la tua canzone? Perché uno legge il titolo e pensa a questo giro si balla. “A questo giro si balla, con Tikibombom, ma invece no. Al massimo faccio aprire le braccia al cielo e cantare a squarciagola, perché Tikibombom è il ritmo sul quale non ballano i personaggi di cui parlo. Sono delle persone un po' ai margini, a volte un po' incomprese. Sono partita da un animale stanco. Forse ero io quell'animale stanco, poi sono passata all'anima indifesa. Il freak della classe è l'anima in rivolta. Sono tutte delle persone che mi piacciono e che hanno qualcosa di speciale da difendere. Nel ritornello il mio claim è: la diversità è ricchezza, perché quello che è diverso quando si mischia fa veramente... l'evoluzione fa la differenza”. Ieri avete visto la reunion dei Ricchi e Poveri. Ora, telegraficamente, prima di chiudere, conoscevi i Ricchi e Poveri prima di ieri sera? Sii sincero. “Sì di nome, però non sono un grande fan, ma rispetto musica di ogni tipo, ogni genere e ogni età”. “Invece tu eri un grande fan dei Ricchi e Poveri anche prima di ieri sera? “Io conosco il quartetto, però non conosco le canzoni purtroppo. Sono un quartetto splendido, sempre molto solare, felice, però io non sono ferrata sul genere”. Va bene. “Ci sta”. Ci sta. È andata abbastanza bene così. “Devo dire che loro si sono esibiti subito dopo di me, e quindi mi sono anche perduta la loro esibizione perché ero nel trantran”. Va bene, dobbiamo chiudere. È sempre un po' così, perché sennò Claudia parla sempre tanto. Grazie.