Sono quelle cose che capitano davvero raramente. Ecco il momento in cui il cinema sbatte in faccia a tutti la sua potenza che si può consumare solo in sala e solo sul tappeto rosso. Sono loro l'essenza di quella Hollywood che Tarantino, omaggia in un film che è un fiume in piena di parole, nostalgia, immagini sentimenti e caos. Sono Leonardo Di Caprio e Brad Pitt, che sorridono sornioni sulla croisette e al loro fianco, il deus ex machina quel Quentin Tarantino che bulimico di cinema omaggia un cinema che non c'è più, ma che è quello con cui è nato e cresciuto. Al suo fianco la moglie Daniela e Margot Robbie, protagonista femminile di "C'era una volta Hollywood" che è il suo nono film. Appena il mio agente è venuto a casa mia per leggere la sceneggiatura, proprio come dopo hanno fatto questi ragazzi cui al mio fianco, bene, appena ha finito di leggerla mi ha detto: "Ok ragazzo questo è il tuo nono film, ma caspita, sembra fatto con tutti gli otto messi assieme". Di certo ho capito molto bene le dinamiche che vive il mio personaggio con il quale mi sono un po' identificato perché anche io come lui sono cresciuto nel mondo dello star system. Quest'uomo vive il passare del tempo e si lascia dietro molte cosa. Il 1969, l'anno dell'uccisione di Sharon Tate, della strage ad opera della setta di Manson, erano tempi in cui, a differenza di oggi, nascevano i movimenti sull'amore libero. C'era molta speranza e circolavano nuove idee, anche il cinema cercava di adattarsi a queste vibrazioni.