Geoffrey Hinton, premio Nobel per la fisica nel 2024, e Yoshua Bengio, docente dell'Università di Montreal, sono universalmente riconosciuti come i padrini dell'intelligenza artificiale moderna. Non dobbiamo stupirci se ci sono anche loro tra gli oltre 700 firmatari di un appello promosso dal Future of Life Institute, organizzazione no profit statunitense, per fermare i lavori di quella che è stata ribattezzata l'intelligenza artificiale superumana, la cosiddetta IA generale, capace cioè di superare le capacità umane. E questo finché non ci sarà un consenso scientifico sul fatto che possa essere costruita in modo controllato e sicuro, e finché non ci sarà un sostegno generale da parte della popolazione. Tra i firmatari anche Richard Branson, fondatore della Virgin, il co-fondatore di Apple, Steve Wozniak, Steve Bannon, l'ex consigliera per la sicurezza nazionale di Obama, Susan Rice, fino a padre Benanti, consulente del Papa e principale esperto di intelligenza artificiale in Vaticano. Tra i rischi messi in luce dal documento, quelli esistenziali, come la perdita di controllo umano, che può addirittura arrivare a scenari di estinzione, l'impatto sociale tra disoccupazione, erosione delle libertà civili e crisi di sicurezza e tra i principali timori anche l'impossibilità di avere garanzie che sistemi più intelligenti degli umani possano perseguire obiettivi compatibili con i valori umani. Nessuno dei big del settore, come ad esempio OpenAI, Google, Meta, Microsoft e Anthropic, ha firmato la lettera. Le aziende continuano a investire miliardi con l'obiettivo di raggiungere l'intelligenza artificiale generale nei prossimi cinque anni, forse anche meno, anche se negli ultimi mesi hanno da più parti sottolineato come nel settore servano regolamentazione e controllo. Tra i firmatari manca all'appello anche Elon Musk che in passato aveva definito questa tecnologia "più pericolosa delle armi nucleari". .























