Fino all'ennesimo editto misogino dei talebani il 90% degli afghani viveva al di sotto della soglia di povertà. Ora è probabile che la percentuale punti ad un deciso rialzo, considerando che la nuova restrizione costringe le organizzazioni umanitarie sulle quali si basa la sopravvivenza della stragrande maggioranza della popolazione afghana a cessare le proprie attività nel Paese, perché non potranno più contare sul fondamentale ruolo svolto dalle donne al loro interno. Il Governo talebano infatti, dopo avergli vietato l'accesso all'università, ma già non potevano frequentare le scuole superiori, eliminando così per un'intera generazione di ragazze il diritto allo studio, vieta ora anche alle ONG di assumere personale femminile con una giustificazione grottesca quella cioè delle gravi lamentele che avrebbero ricevuto i sedicenti studenti di teologia coranica sull'abbigliamento delle collaboratrici impiegate nelle organizzazioni umanitarie. In pratica forse qualcuna aveva il niqab che lasciava intravedere l'attaccatura dei capelli o qualcuna indossava un burqa con una rete sugli occhi troppo larga, o più probabilmente questa è solo l'ennesima scusa per demolire con ottusa cecità non solo la vita degli afgani ma di un'intera popolazione. E così, Save the Children Norvegian Refugee Council e Cove International, sono solo le prime ONG che sospendono il loro impegno umanitario a seguito del divieto. Mentre l'Occidente a parole si indigna, la Germania chiede mobilitazione internazionale, l'Italia si dice preoccupata, ma intanto per le donne sparite dopo aver protestato contro il bando dalle università, nulla di concreto è stato fatto con il Segretario di Stato Americano Antony Blinken che definisce "devastante" il nuovo editto. Devastante come il fatto di aver ancora abbandonato l'Afghanistan ai talebani, dopo 20 anni di presenza militare NATO, scanditi da 240 mila vittime quasi tutte civili degli scontri incrociati.