"Finora dell'intelligenza artificiale se ne parla principalmente per quanto riguarda i brevetti, la protezione dei dati delle persone. C'è tutta una parte legata alla creatività, legata all'ingegno umano nella creatività". L'intelligenza artificiale insomma come una forza da regolamentare e non come una minaccia da cui proteggersi. Le applicazioni sono le più disparate. In molti casi non sono nemmeno una novità, basti pensare ai traduttori on-line. Esistono però aree nelle quali i confini sono labili come in ambito artistico. "Per usare bene l'intelligenza artificiale occorre etica e occorre saperla più lunga dell'intelligenza artificiale. Quello che conta, quello che noi sappiamo fare e che la macchina non sa fare, è l'aspetto non algoritmico". È essenziale insomma stabilire una distinzione chiara tra l'inventiva dell'uomo e quella delle macchine. "Esiste un diritto d'autore. Diritto d'autore non si può dare una macchina perché se lo dai a una macchina vuol dire che pensi che la macchina crei. Io penso che una macchina non possa creare perché la visione del creare, vedere il futuro, la può avere solamente l'uomo". Da mesi in America attori e sceneggiatori protestano anche contro l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nell'industria cinematografica. L'archistar Massimiliano Fuksas però dice: "L'intelligenza artificiale anche quando Brunelleschi doveva fare la cupola di Firenze, di Santa Maria del Fiore, che non aveva mai costruito prima nessuno, le ultime che erano costruite risalgono all'epoca romana, perciò c'è sempre innovazione, sempre ricerca".