Si intitola "Con i Miei Occhi", la mostra che animerà il Padiglione della Santa Sede alla 60esima Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia. A ospitare il progetto sarà il Carcere femminile della Giudecca, un luogo che è già di per sé un messaggio. "Il fil rouge è stata la necessità veramente di lavorare con altri artisti, e questi artisti sono all'interno della casa di detenzione femminile oggi. Sono 80 ragazze che oggi sono nella casa di detenzione. Questa è la grande esigenza, che non era evidente, perché noi siamo arrivati con queste idee, senza idea, non è che con un progetto fisso tutto questo si è creato insieme. Quindi ci deve essere stata subito una disponibilità di una ventina detenute, e poi sono diventate 40, 60, 80." "Per noi curatori, Chiara Parisi ed io, è stata un'esperienza umana assolutamente straordinaria e il nostro obiettivo è che lo sia anche per le persone che visiteranno il padiglione, se si può parlare di un padiglione. Perché questo concetto di realtà si scioglie nel percorso artistico nel quale il visitatore sarà accompagnato, i gruppi saranno accompagnati da detenute che saranno le loro guide." Da Maurizio Cattelan a Zoe Saldana, tanto per citarne alcuni, sono tanti gli artisti che hanno aderito al Padiglione della Santa Sede, che il 28 aprile riceverà, prima volta nella storia della Biennale, la visita di un Papa. "Ci viene in mente Papa Francesco, perché veramente il suo magistero è proprio questo: vedere con i suoi occhi la vulnerabilità dell'essere umano per abbracciarlo. E mi ricordo, per esempio, una cosa che Papa Francesco ripete: c'è un'unica volta in cui noi siamo autorizzati a guardare l'altro dall'alto, quando ci giriamo per dargli la mano e farlo rialzare. E questo è qualcosa che sperimentiamo anche in un progetto come questo.".