Da fine del 2023 l'ASI, l'Automotoclub Storico Italiano, sta sperimentando le biobenzine di seconda generazione per contenere le emissioni dei propri veicoli. Si tratta di un carburante che non deriva dal petrolio, ma da scarti agricoli e alimentari di origine vegetale. Dai test effettuati dall'ASI, in collaborazione con alcune università italiane, questo biocarburante garantisce le stesse performance delle benzine fossili, non danneggia i componenti del motore e soprattutto assicura una cospicua diminuzione delle emissioni. "I biocombustibili di seconda generazione che noi utilizziamo sono composti per l'80%, per l'appunto, da biocombustibili e per il 20% da combustibili fossili. Questo vuol dire che le emissioni di CO2 vengono ridotte del 65%, che è una percentuale molto elevata che ci soddisfa completamente". Una percentuale che potrebbe essere aumentata fino a raggiungere emissioni zero. Le biobenzine di seconda generazione sono state immesse sul mercato tre anni fa e rappresentano ancora una nicchia. L'ASI le importa dalla Gran Bretagna, in Europa sono pochissimi i produttori. Possono essere usate su tutti i veicoli, anche quelli moderni, senza modifiche al motore. L'ostacolo per ora è il prezzo. "Abbiamo un costo tra i 5 e i 6 euro al litro. Però dobbiamo anche pensare che è un costo in questo momento assolutamente di nicchia, riservato a pochissimi veicoli. Non si vede perché su larga scala questo costo non possa ridursi molto se verrà organizzata la produzione in tale direzione per arrivare fino ad avvicinarsi a quella dei combustibili fossili". .























