Si scrive AWS, ma dietro l'acronimo di Amazon Web Services c'è uno dei provider cloud più diffusi al mondo che detiene oltre il 30% del mercato. Enormi data center a cui aziende, servizi web, media e anche enti governativi, ospedali e banche si affidano per poter far funzionare, portali, siti web e app. All'inizio della settimana un errore di aggiornamento all'interno del più grande hub AWS in Virginia, ha innescato un malfunzionamento nei DNS, una sorta di rubrica internet che traduce i nomi dei domini in indirizzi informatici. Non un attacco dunque, ma un errore interno di configurazione, che però avrebbe provocato, secondo gli analisti, perdite di produttività ed economiche che potrebbero raggiungere miliardi di dollari. Basti pensare che proprio quei server ospitano, solo per citare i più famosi, i servizi di Snapchat, Signal, Pokémon, Fortnite, l'intelligenza artificiale di Perplexity, i video in streaming di Disney Plus. Un'interruzione che ha dimostrato quanto l'infrastruttura internet mondiale, possa essere fragile e soprattutto quanto dipendiamo da aziende come Amazon, Microsoft o Alphabet. Per molti dei servizi online che più o meno diamo per scontati. Tra i disservizi recenti più clamorosi c'è il caso CrowdStrike, un errore di aggiornamento nei software di sicurezza informatica, la scorsa estate aveva mandato in tilt i computer Windows di tutto il mondo, mentre nell'ottobre del 2021 un errore di configurazione aveva bloccato per quasi sei ore Facebook, Instagram e WhatsApp. Come evitare? Secondo gli esperti servono piani di disaster recovery testati e aggiornati, e soprattutto una distribuzione multi cloud per ridurre le conseguenze di simili incidenti.























