Era il 24 gennaio 1984, un martedì. Steve Jobs avrebbe compiuto 29 anni di lì a poco, a Cupertino gli azionisti Apple affollavano la sala conferenze spettatori inconsapevoli di quello che sarebbe successo di lì a pochi minuti. Suspence, Jobs sale sul palco, papillon verde al collo, sorriso, quasi ghigno, ad accompagnare uno strano scatolotto appoggiato poco distante. Estrae un floppy disk, lo inserisce e comincia la presentazione del primo personal computer di Apple: il Macintosh. Un computer dalle icone grandi, facile da usare, poco ingombrante e con una bizzarra appendice, il mouse. Una rivoluzione, un passo epocale verso la digitalizzazione di massa, un salto nel futuro che mise sotto assedio Bill Gates, la sua Microsoft e la faraonica IBM. Nulla dopo quell'evento sarebbe stato come prima e lo spot proiettato nel corso del Superbowl di quell'anno completò l'opera monumentale del genio di Jobs. Lungamente avversato dai vertici aziendali, realizzato da Ridley Scott due anni dopo Blade Runner e pochi mesi prima di Legend, quello spot svelò al mondo la nuova creature di casa Apple che però non ebbe il successo sperato. Il prezzo non proprio da saldi e la scarsità di software, soprattutto a buon mercato lo rendevano un oggetto di culto ma per pochi facoltosi clienti. Il vento però era cambiato, girato, per sempre. Gli anni a venire racconteranno di un successo senza precedenti, di voglia convinta di innovare, piedi fermi sul presente e sguardo puntato sul futuro. Buon compleanno MAC.