"L'intelligenza artificiale potrebbe diventare più intelligente di qualsiasi intelligenza umana. Di fatto non c'è nessuna legge fisica che lo impedisca. Potrebbe diventare un genio fuori controllo oppure potremmo invece imparare a controllarla e soprattutto a quel punto utilizzarla per quello che è il bene collettivo". Così definisce l'intelligenza artificiale lo scienziato Iyad Rahwan che ha appena vinto il prestigioso premio Lagrange Fondazione CRT 2025, per i suoi studi pionieristici sull'interazione uomo- macchina. Nato ad Aleppo in Siria, Rahwan ha studiato e svolto le sue ricerche in Australia, Stati Uniti e Germania, focalizzate sulla coevoluzione tra uomo e macchina. "Le macchine sì, in qualche modo ci influenzano e influenzano addirittura il linguaggio che utilizziamo. Quindi noi parliamo una lingua che spesso attinge da quello che è il linguaggio parlato dalle macchine. Chat GPT, ad esempio, tende ad utilizzare determinati termini con una frequenza più elevata e gli studi che sono stati fatti confermano che anche noi cominciamo ad usare e prediligere proprio quei termini". Questo comporta una responsabilità anche riguardo a ciò che scriviamo online, perché ogni riga, ogni concetto che esprimiamo in rete alimenta e condiziona l'AI. "Un comportamento online che sia cortese, che non promuova le fake news è quello che fa sì che non vengano inquinati i dati che poi sono quelli che a loro volta andranno ad addestrare delle macchine in futuro. Quindi in qualche modo l'intelligenza artificiale è davvero uno specchio di quella che è la realtà, di quello che facciamo e già oggi vediamo esempi di politici che utilizzano un certo tipo di linguaggio, magari anche scorretto, per poi influenzare quello che sarà il comportamento delle macchine".























