In bilico tra divieto e delega, educatori, pedagogisti e psicologi hanno lanciato una petizione su change.org per vietare l'uso dello smartphone ai minori di 14 anni e l'accesso ai social media ai ragazzi sotto i 16 anni. Fasce di età in cui il cervello è molto vulnerabile all'ingaggio dopaminergico dei social media e dei videogiochi. Una richiesta, già sottoscritta da numerose personalità del mondo dello spettacolo tra cui Paola Cortellesi, Valeria Golino, Claudia Gerini, Stefano Accorsi e Luca Zingaretti, che si inserisce in un contesto più ampio ovvero quello della stretta sugli smartphone a scuola fino ai 14 anni voluta dal ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Nessun appello simbolico o provocazione ma un vero e proprio SOS a fronte del possibile pericolo che l'esposizione precoce a dispositivi digitali e social possa avere gravi conseguenze sullo sviluppo psicofisico dei minori. Dirette perché legate alla dipendenza e indirette perché l'interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita. Scongiurando le posizioni anti-tecnologiche, i fautori della petizione parlano piuttosto di un aiuto alle giovani generazioni. Non bastano come deterrente le ipotesi di far utilizzare smartphone e tablet a scuola solo ai docenti, consegnare ai ragazzi cellulari a funzionalità ridotte o attivare il parental control con supervisione da remoto da parte dei genitori, ad esempio per stabilire orari di attivazione e disattivazione del telefono, limitazioni di accesso ad app e siti specifici o controllo della posizione del dispositivo. Opzioni già utilizzate in Europa dove, ad esempio, i francesi hanno iniziato a sperimentare in alcune scuole una pausa digitale con divieto assoluto di utilizzare i telefoni in classe. In Olanda i ragazzi chiudono i cellulari nell'armadietto, in Spagna basta solo spegnerli a inizio lezione. Smartphone sì o no? Il dibattito è aperto.