"Sarebbe difficile scegliere due o tre scene in particolare, però ci sono delle scene che ricordo ancora per l'intensità. Ricordo la scena sui gradini, con Mariapia, che abbiamo girato una sorta di confessione, uno dei primi momenti in cui Pietro mostra la sua fragilità "Mi stanno F*******" "Chi?" e racconta a sua moglie delle sue paure che non vuole fare la fine del padre, che è nascosto in un bunker, che questo suo potere comincia a vacillare. "che vuoi fare? Vuoi stare seduto qui fino a che arrivano i poliziotti?" "che devo fare? Uccido tutti uno a uno?" "Te ne vai." Parliamo di un criminale, parliamo di un personaggio assolutamente negativo. Però li la bravura degli sceneggiatori è stata anche quella di non dimenticare mai che questi personaggi sono comunque degli esseri umani. Che vivono il loro quotidiano come tutti quanti noi. "Io non mi voglio nascondere sotto terra come ha fatto mio padre" E che quella normalità che ci deve far paura, non l'eccezionalità è la normalità di questi personaggi che è terrificante. E' quel momento, è un momento in cui Pietro come uomo fragile si appoggiava a un'altra donna mostruosa, ma che vivevano in intimità quotidiana molto intensa. "Tu in galera non ci vai, sono vent'anni che ti stanno cercando e sei ancora qua" "Tu non vai da nessuna parte." Quella è stata una scena scioccante per me, perchè in quel momento io dovevo dare dei sentimenti, delle emozioni di fragilità a un mostro, mi ricordo che ruppi questo dubbio dentro di me e dissi "No, Savastano si sveglia la mattina pensando di essere un uomo, normale." "Mi ricordo di questa scena con Marco, quando lui torna da quella missione che io gli ordino di fare e muore il suo padrino, personaggio meraviglioso, interpretato da Antonio Milo "Mi dispiace per Attilio, lo so che era un padre per te" "Penso che Marco senza dovercelo ribadire senza quasi dovercelo ricordare entrammo su set senza rivolgerci troppo la parola, perchè dovevamo guardarci poi in un certo modo. "Lo sai pure tu che dovevi fare questa cosa no? e si doveva fare così" E quella scena, me la ricordo benissimo, perché noi siamo arrivati molto, molto carichi e ricordo che quando ci hanno dato lo stop è stato quasi una violenza, perché volevano ancora continuare a stare lì "Bravo Immortale" e mi ricordo anche la sequenza arriva in macchina poi incontra questo suo informatore sulla spiaggia, di fronte c'è il mare c'è anche un cagnolino in scena e parliamo fra di noi, spalla a spalla, e lui mi dà delle informazioni, quella è stata la prima sequenza, il cuore mi batteva a mille per la voglia di dire quella battuta, quella di incontrare quel mondo, quindi era particolarissima "A te e quello a Roma **** non te lo devi scordare" Ho avuto anche un istante di gratitudine, per il mio lavoro restavo in macchina con l'autista di Pietro Savastano e mi ricordo che gli dissi proprio prima di girare dissi guarda che bello, che bella la macchina del cinema.