Sky Inclusion Days - Etero o gay, sono tutti figli miei

16 mag 2023
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"Penso che possiamo iniziare. Grazie. Buongiorno a tutte e a tutti e a chi non si ritrovasse in queste due semplici parole. A voi che siete qui, in questa aula del Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano, a chi ci segue dalle case, dagli uffici, sui canali televisivi di Sky o in rete, un benvenuto a tutte voi persone a questa prima condivisione, una riflessione condivisa sui temi di cui si tratterà in questi due giorni. Un benvenuto all'evento Sky Inclusion Days, con genitori e figli non uguali. Stiamo dando il via a questo primo momento di riflessione dopo aver visto e sentito le straordinarie performance da parte di Mariano Gallo, in arte Priscilla, e da parte di Macia Del Prete. Abbiamo sentito Macia, adesso, parlare ancora. E queste due straordinarie performance ci spiegano di cosa parleremo adesso, in questo primo momento di riflessione condivisa. Parleremo di: etero o gay, son figli miei. Parliamo della inclusione per quanto riguarda l'orientamento affettivo e l'identità di genere. Io sono Igor Suran, sono direttore di Parks, che è un'associazione di imprese impegnate nell'inclusione LGBTQ+. Ma tante parole, tante lettere, ma di che cosa parliamo? Parliamo di persone omosessuali, bisessuali, transgender, queer, intersex, e quel + sta per tutte noi persone che forse non siamo cisgender e che non siamo eterosessuali. Mi stanno dicendo che...un grande applauso... Grazie di essere di nuovo qui con noi. Di cosa stiamo parlando? Di queste sigle, di queste lettere, ma parliamo della vita, parliamo della vita delle persone, delle nostre vite, delle vostre vite, delle vite delle persone attorno a noi, nelle nostre famiglie, nei nostri lavori, scuole, tra i nostri amici. È della vita che stiamo parlando. Nelle aziende noi cerchiamo di creare quegli ambienti di lavoro inclusivi attraverso il lavoro sulla cultura, la consapevolezza, le competenze, il linguaggio, attraverso le norme, attraverso quello che un'azienda può fare per compensare e complementare quello che, forse, lo Stato non ha fatto ancora. Cerchiamo di creare ambienti in cui tutte le persone potranno stare bene. Quelle persone che si vedono in quella sigla LGBTQI+, ormai l'abbiamo imparata, e tutte le altre che forse non capiscono, ma perché ne stiamo parlando? E di questo tema importante, della vita di noi persone, parleremo questa mattina, dal punto di vista aziendale, con Francesco Pintus di Sky, parleremo, dal punto di vista della famiglia e non solo, con Cinzia Valentini di Agedo e torneremo a parlare con Mariano Gallo, in arte Priscilla, di tante parole che ci ha detto e noi continueremo la conversazione. Quindi, vi prego di dare un benvenuto alle nostre ospiti e ai nostri ospiti. Per chi si fosse messo in connessione adesso, stiamo dando avvio alla prima tavola rotonda che si chiama: etero o gay, son sempre figli miei. E parleremo dell'inclusione LGBTQI+ nei luoghi di lavoro, nella famiglia, nella società. Inizieremo, Francesco, con te. Francesco è Chair del network LGBTQI+ in Sky, il che vuol dire che sei a capo di un gruppo di persone che sono impegnate a lavorare su questi temi. Francesco, io ti faccio una domanda e tu mi potrai rispondere nei mille modi che conosci. Perché è importante parlare del tema dell'inclusione LGBTQI+, in un'azienda con quell'approccio intersezionale e con l'approccio del rispetto di tutte le persone? Perché è importante parlarne, che cosa si crea e come il lavoro di questo gruppo, questa rete, il network, possa veramente aiutare l'impresa e le persone a creare il benessere?". "Grazie, Igor. Io in realtà penso che ci siano due diverse tipologie di motivi per cui questo è importante e questo è fondamentale. Il primo è che, è giusto. È giusto perché, ancora oggi, in Italia, in realtà molti lavoratori non si sentono a loro agio nel dichiarare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere all'interno del luogo di lavoro. Addirittura, in molte città italiane, le associazioni LGBT hanno lavorato insieme ai sindacati per creare dei vademecum per spiegare ai dipendenti come comportarsi in caso di discriminazione sul luogo di lavoro, in caso di comportamenti non rispettosi. Quindi, è fondamentale, ed è facile capire, quindi, perché è giusto che esistano certi gruppi, certi network. Perché è chiaro che al lavoro tutti noi ci passiamo molte ore della nostra giornata, e quindi è fondamentale sentirsi apprezzati, sentirsi valorizzati, sentirsi rispettati sul luogo di lavoro". "Perché noi, Francesco, noi vogliamo quella che è la mera non discriminazione, fare questo immenso salto avanti verso l'inclusione, che è tutto un altro concetto, è quello che ci stai dicendo adesso". "Esattamente. E oltretutto, può piacere o no, ma non dimentichiamo che gran parte del welfare aziendale è ancora subappaltato ad alcune iniziative delle singole comunità, dei singoli gruppi aziendali, pensiamo alla maternità, alla paternità, all'estensione delle assicurazioni sanitarie e previdenziali al proprio coniuge, quindi è fondamentale che esistano certi gruppi, certi network e certe comunità che permettono di portare l'attenzione su certi temi. La seconda categoria di motivi è che conviene alle aziende. Quindi, non solo è giusto che questi gruppi esistano e non solo è giusto portare avanti l'inclusione e la valorizzazione delle diversità ma conviene alle aziende. Intanto perché è ovvio che un'azienda che promuove la valorizzazione e il rispetto dei propri dipendenti farà sentire i propri dipendenti più a loro agio, che quindi si impegneranno di più e produrranno di più, quindi banalmente è anche un motivo proprio pratico. E oltretutto, è anche vero che le aziende in cui la diversità è considerata un valore, una ricchezza, generano una varietà di idee e un fiorire di pensieri innovativi che possono, quindi, portare beneficio alle aziende. Infine, e con questo chiudo, l'azienda che si pone all'esterno come inclusiva e come, quindi, un'azienda in cui si sta bene, attrae al proprio interno dei talenti, che quindi si sentiranno ancora più invogliati a far parte di quell'azienda e a mettersi al servizio di questa azienda. Quindi, per riassumere, queste sono le due fondamentali ragioni: che è giusto, perché sappiamo che è giusto, e conviene all'azienda perché anche a livello di produttività è una cosa che fa bene all'azienda". "Grazie, Francesco. Ci hai illustrato in modo molto chiaro il perché è importante parlarne. Mi permetto, due o tre esempi delle attività che, effettivamente, un gruppo come la vostra rete può creare, può portare avanti ogni giorno". "Per esempio, son tanti: dalla più classica, è l'organizzazione di seminari, workshop, attività, conferenze, che portano l'attenzione su alcuni temi e che quindi producono un cambiamento all'interno dell'azienda e una crescita culturale all'interno dell'azienda; ma anche, semplicemente, per esempio, noi, in Sky è una delle prossime iniziative che vogliamo portare avanti, iniziare delle attività verso i nuovi assunti per far capire ai nuovi assunti che sono liberi di sentirsi se stessi e sono appena entrati in un'azienda in cui si possono sentire liberi di manifestare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere perché questo non andrà in nessun modo a inficiare sul loro rendimento professionale o sulla loro valutazione all'interno dell'azienda. Quindi queste, per esempio, sono due iniziative che secondo me sono fondamentali". "Anzi, se le persone possono essere sé stesse impatterà in un modo solo positivo alla loro performance, al loro benessere. Francesco, abbiamo capito che un'azienda è inclusiva perché è l'unica cosa giusta ma è inclusiva anche perché si crea valore, grande valore per tutte le persone, anche se a volte ci chiediamo, non ce ne rendiamo conto. Anche chi nelle nostre aziende è genitore e ha a casa dei figli che sono un po'...figli e genitori non uguali, e quando sentiamo parlare di questi temi in un luogo di lavoro acquisiamo le conoscenze e competenze anche per parlarne in famiglia. Francesco Pintus, Sky, grazie ancora". "Grazie a te, grazie a tutti". "Torneremo con un messaggio finale, alla fine. Abbiamo introdotto il tema, molto importante, un po' il tema di quest'oggi, di queste due giornate, con figli e genitori non uguali, le famiglie, e parleremo di questa importanza, del lavoro nelle famiglie, non solo con Cinzia Valentini, che è vice presidente di Agedo Milano. Agedo nasce più di 30 anni fa come associazione di genitori di figli omosessuali, ma in questi 30 anni è cresciuta, ha molto ampliato l'attività, lavora con le famiglie, con le scuole, con le aziende. Ci dici un po' perché è importante tutta questa attività che Agedo porta avanti e perché una madre come te vorrebbe collaborare e chiedere aiuto ad Agedo?". "Grazie per questa presentazione, Igor. Diciamo che io sono una mamma, sono una mamma e 5 anni fa mio figlio mi ha dato una steccata al suolo raccontandomi della sua omosessualità, e da lì sono entrata in grande confusione, in grande disagio, perché sono una persona cresciuta in una società eteronormata, quindi ragionavo, pregiudizi inconsapevoli e consapevoli, frutto della società e dell'ambiente in cui ero cresciuta. E quindi, non sapendo come muovermi mi sono rivolta ad Agedo, che è un'associazione, appunto, di genitori e volontari che lavorano sul territorio, abbiamo più di 33 sedi in Italia e sosteniamo tutti i genitori che si rivolgono a noi perché fanno un po' fatica, dopo il coming out dei propri figli, ad accogliere un orientamento sessuale o un'identità di genere dichiarata dai propri figli e dalle proprie figlie e quindi, attraverso un percorso che facciamo insieme, sia singolarmente che con i nostri gruppi di mutuo aiuto, riusciamo a trasformare questo disagio, questo disorientamento forte, iniziale, in un punto di forza, in una consapevolezza che rende tutti più sereni. E infatti, nella mia esperienza personale, posso dirvi che il giorno del coming out di mio figlio, che forse oggi dico così, e mi sento veramente stupida, è stato per me uno dei giorni più brutti della mia vita, oggi, col senno del poi e l'evoluzione che ho avuto, la formazione e l'informazione su cui ho lavorato, credo che sia stato uno dei giorni più belli della mia vita, perché sono diventata una persona più aperta e sicuramente più libera. E quindi, dopo che ci siam fatti le ossa, abbiamo capito tutte queste sovrastrutture e ci siamo tolti di mezzo tutte queste zavorre di pregiudizi e di stereotipi, siamo pronti per andare sul campo, fuori, a cercare di abbattere il più possibile quelle barriere che ci sono e che sono fonte, ancora oggi, di forte diseguaglianza. E come lo facciamo? Lo facciamo nelle scuole, perché portiamo i valori di un linguaggio inclusivo, di quello che vuol dire sia ai figli, sia ai ragazzini, sia ai genitori, che cosa vuol dire parlare meglio, in maniera inclusiva, cosa vuol dire evitare fenomeni di bullismo omotransfobico e, soprattutto, sempre più recentemente, entriamo nelle scuole per la carriera alias. La carriera alias è una forte richiesta di tutti i giovani e giovani transgender, è un regolamento interno, un patto interno che si fa all'interno della scuola affinché i ragazzi possano essere chiamati con il loro nome di elezione, e questo per i ragazzi e le ragazze transgender è molto importante, perché vuol dire sentirsi riconosciuti, oltre che riconoscersi. E questo è un altro passo per sentirsi liberi di essere se stessi. Non dico niente sulle aziende dove siamo presenti, hai detto tutto tu Francesco sui programmi di diversity e inclusion dove portiamo le nostre testimonianze di genitori. Anche noi di Agedo riteniamo che sia importantissimo non tenere chiuso in un armadio il nostro pezzo di vita che riguarda, per esempio, l'omosessualità, perché si spreca e si investe così tanta energia per nascondere una parte molto importante di sé che, veramente, potrebbero essere tempo e risorse investite in tutt'altre cose". "Grazie, grazie Cinzia. Poi, il bellissimo titolo che abbiamo dato a questo nostro momento di riflessione condivisa, etero o gay, son sempre figli miei, l'abbiamo preso in prestito da Agedo. E Agedo ha pubblicato e preparato in questi 30 anni una serie incredibile di video, di film, di libri e chi vorrà saperne di più potrà, sul sito di Agedo, avere tutte le informazioni. Io dico solo una cosa, ripeto quello che hai detto te: omosessualità, transgenderismo, identità di genere, l'orientamento affettivo è una delle nostre mille identità ma fa di noi quello che siamo e nessuno può permettersi di essere selettivo nei confronti di cosa vuol prendere da noi. E un'altra cosa che dico sempre, e lo sai, Cinzia, io vi ringrazio per esistere. Io sto pensando alle persone della mia generazione, quanto avremmo, forse, voluto che tra noi gay, lesbiche, transgender, che ci fosse stata un'associazione come Agedo nelle nostre vite, chissà come sarebbero andate? Grazie, grazie ancora di cuore". "Grazie a te". "Mariano Gallo, in arte Priscilla, grazie delle emozioni che ci hai regalato prima. E grazie di permettermi, perché l'abbiamo concordato, di farti una domanda. Il linguaggio è molto importante, le parole sono molto importanti e io ti chiedo: abbiamo visto Mariano, vediamo Priscilla, chi abbiamo di fronte, come vorresti che io mi rivolgessi a te?". "Grazie, trovo la tua domanda molto delicata e corretta. E abbiamo deciso di farvi conoscere prima Mariano l'attore e adesso di farvi conoscere anche Priscilla, semplicemente perché io oggi, dopo 23 anni che sono una drag queen, non faccio la drag queen, ma sono, ho finalmente capito che Mariano e Priscilla sono la stessa persona. Non c'è più differenza tra la persona e il personaggio, siamo la stessa persona. Priscilla è la mia femminilità che io ho accettato, ho accolto, e con la quale oggi vivo, convivo serenamente anche se, vi devo dire la verità, non è sempre stato un rapporto idilliaco perché Mariano inizialmente non la sopportava Priscilla, perché Priscilla mi ha messo di fronte alla mia omofobia interiorizzata. Io concepivo, anche l'omosessualità la concepivo solo secondo determinati schemi e canoni molto maschilisti. Priscilla mi ha insegnato a vivere a colori. Quindi, sono Mariano. Sono Mariano". "Ragazzi, un applauso per Mariano. Mariano, tu hai condiviso con noi tanti pensieri e tante emozioni. Parlavamo della vita, parlavamo del diverso, non normale. La diversità, come l'hai descritta mi ha toccato il cuore. E la normalità, come l'hai descritta mi ha toccato il cuore. Della vita che va vissuta in profondità, del doversi accogliere noi persone per essere così accolte dagli altri, vivere in un mondo in cui della normalità leggeremo nei libri. Tu, arrivare al punto in cui oggi puoi dire: io sono Priscilla, io sono Mariano, Mariano e Priscilla, vivere questa vita pienamente, continuare a sognare quel mondo in cui della normalità si legge nei libri, come ci sei arrivato? C'è stato un momento di difficoltà, un po', in famiglia, come ci ha parlato Cinzia? Come quello che hai vissuto ha aiutato, non solo te ma anche la tua famiglia, a essere quello che sei oggi e che noi abbiamo l'immenso piacere di avere con noi?". "Beh, allora vi racconto il mio coming out. Perché Cinzia, con tanta emozione e generosità e onestà, ci ha raccontato quello che lei ha provato quando ha vissuto il giorno del coming out. Ti ascoltavo e ripensavo a mia madre. Io pensavo che l'omosessualità fosse semplicemente fisicità, sesso. Non immaginavo che ci potesse essere una sfera emotiva, emozionale, sentimentale. La prima volta che mi sono innamorato di un ragazzo ho avuto la forza di andare a casa e di parlare con i miei genitori. E non dovrebbe essere così, noi non ci dovremmo preparare a fare il coming out come se stessimo per andare in guerra, non dovremmo avere questo peso sulle spalle. E invece ce l'abbiamo. E io mi ricordo che sono andato con il cuore pieno di terrore e di paura dai miei genitori. È da premettere che mia madre io l'ho sempre considerata una delle mie migliori amiche, quindi mi aspettavo, sai, dicono, le mamme sanno, capiscono... non è vero niente, perché quando ho detto: mamma sono gay, mamma è svenuta. No, no, ma proprio fisicamente. Bum, a terra. E quindi abbiamo dovuto darle i sali, l'aceto per aiutarla. E poi, dopo, sono volate quelle frasi: che cosa abbiamo sbagliato come genitori?; ti portiamo da un dottore e ti facciamo curare. E ci siamo allontanati per un po' di tempo perché lei non riusciva più a parlarmi. Siccome io sono uno che deve sempre salvare il salvabile, io ormai questa bomba l'avevo fatta scoppiare, non potevo permettere che mia madre si allontanasse, non era giusto. E mi sono chiesto: non mi ama più? No, non è possibile, perché l'amore di una madre non finisce con il coming out del figlio, non finisce mai in realtà l'amore di una madre. E mi sono detto: forse mamma ha bisogno d'aiuto, forse non ha gli strumenti per capire quello che le ho detto perché, come diceva Cinzia, viene da un'altra epoca, ha ricevuto un altro tipo di educazione. Stava a me, che avevo finalmente raggiunto la consapevolezza, aiutarla, farle capire che io dopo il coming out ero ancora più felice, più sereno, più equilibrato, non mi dovevo più nascondere, non dovevo dire più bugie, e ho trovato tutti degli escamotage, tipo... e nel frattempo io ero andato a vivere con il mio compagno e la chiamavo, dicevo: mamma mi dai la ricetta di pasta e patate? Mamma come si fa la parmigiana di melanzane? E lei, molto serafica, mi diceva le cose ma non c'era più dialogo. Piano piano, raccontandole la mia quotidianità, la mia nuova vita, perché io dal coming out sono rinato, lei ha finalmente capito e accolto. E, quindi, se ci fosse stata Agedo ad aiutarmi, all'epoca, probabilmente sarebbe stato tutto molto più semplice per me e per mia madre, per cui grazie per quello che fate, soprattutto nelle scuole con i più giovani, con i genitori degli adolescenti, questo è fondamentale. Molto spesso, e lo sai meglio di me, ci troviamo di fronte a genitori senza speranza: violenti, che cacciano i figli di casa, che chiudono ogni tipo di rapporto. Secondo me questo è contro natura, non l'omosessualità. Cacciare un figlio di casa perché è omosessuale è contro natura". "Ce ne sono ancora, eh?". "Questo per me è inaccettabile. Però in tanti altri casi, e Cinzia tu ne avrai incontrati tantissimi, ci sono tanti genitori che inizialmente alzano un muro ma che, se aiutati e presi per mano, sono disposti ad aprire e ad accogliere i loro figli per quello che sono, e le loro figlie per quello che sono. Io ve lo dico per esperienza personale". "Come l'hai raccontato tu, chiamando tua madre: mamma, come faccio la pasta? Come faccio l'orlo sulle tende?" "Andavo a comprare le tende al mercato, gliele portavo, le dicevo: mamma, mi fai l'orlo? Io non so cucire. E lei si metteva lì, cuciva ma non diceva una parola. Quando invece poi ha capito che io ero felice e sereno, si è ammorbidita. Oggi, siccome sono zitella, perché alla mia età si dice zitella, oggi mamma dice: trovatelo un marito". "Ecco, Mariano, grazie Mariano Gallo, in arte Priscilla, attore, attivista per i diritti LGBT, grazie ancora. Siamo in chiusura della nostra tavola rotonda, qua su questo palcoscenico nel Museo delle Scienze e della Tecnologia a Milano. Gli ultimi 30 secondi, il messaggio con cui vorremmo che chi è qui e che chi ci ascolta continuasse la giornata. Francesco Pintus, Sky". "Prendo in prestito una cosa che ha detto Cinzia prima: è importantissimo capire che per le persone omosessuali, transgender, è fondamentale poter dire quello che siamo e poterci mostrare per quello che siamo. Spesso ci viene detto che è un'ostentazione, che non c'è nessun bisogno di dire, uno è lì per lavorare, è lì per fare altro. Non è così, ha ragione Cinzia. Tanta energia si spreca, perché è proprio il caso di dire si spreca, per nascondersi, per cercare di apparire quello che non si è. È fondamentale essere liberi di mostrarsi per quello che si è". "Ti ringrazio, Francesco. Essere quello che siamo. Cara Cinzia, il tuo messaggio finale per chi è in ascolto". "Il mio messaggio è che i figli devono essere felici, non devono far felici noi. E io mi auguro tanto che, con l'azione di tutti noi, i nostri figli possano essere parte del mondo e non un mondo a parte". "Grazie, grazie Cinzia. Grazie mille. Mariano, Priscilla, chiedo anche a te di condividere l'ultimo pensiero con noi". "Beh, io vorrei salutarvi così: non abbiate paura di conoscervi e di conoscere, perché la conoscenza rende liberi". "Un grazie infinite a Mariano Gallo in arte Priscilla, a Cinzia Valentini e a Francesco Pintus. Grazie a nome mio a chi è in ascolto e a chi ci segue dalle loro case. E prima di invitarvi a prendere il posto nel pubblico, è con immenso piacere..." "Igor, io ti voglio prima rubare per un secondo mentre congediamo i nostri ospiti". "Benissimo. Allora, vi ringrazio ancora". "Vieni con me". "Ti voglio fare una domanda". "Questo non era previsto". "No, non se n'era accorto nessuno...Io ti voglio fare una domanda: ci vuoi raccontare quello che fai tu per aiutare le aziende? In 10 secondi". "In 10 secondi. Cerchiamo di creare delle aziende quei luoghi di lavoro in cui tutte noi persone la mattina andiamo volentieri. So che non è facile svegliarsi alle 7 di mattina e andarci con felicità, ma quanto più felici tanto meglio è. Per me, per te, per le mie persone, per l'azienda e per la società". "Beh, mi sembra un lavoro fantastico che, finalmente, ha un ruolo di rivoluzione. Io ti ringrazio tantissimo per questa tua moderazione".

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