Sky inclusion Days - Figli

16 mag 2023
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Sta per salire sul palco una persona che ci racconta una storia, anche lei, anche lui in questo caso. È una storia che ha un tono e un registro leggermente diverso da quello che avete sentito da parte di Sabrina. Lui lo ha già fatto, lo fa spesso di raccontare storie biografiche legate alla sua famiglia, legata a sua moglie, che tutti conoscono come crostatina, e soprattutto legate ai suoi figli, a sua figlia e a suo figlio, alla femmina e al maschio. Se già non sapete la sua storia, ve la racconterà lui direttamente. Un grande applauso, Antonio Ornano". "Grazie. Buonasera. Beh, Matteo mi ha già introdotto per le tante persone che non hanno la più pallida idea di chi io sia, faccio il comico nella vita. Essenzialmente ho impostato un'effimera carriera teatrale infamando mia moglie su un palcoscenico. Però devo riconoscere a mia moglie la gioia più potente della mia vita che sono i miei figli. Io ho due bambini che ormai stanno diventando grandissimi. Ho un maschietto che si chiama Leonardo, ha 14 anni. Lui è il nostro primogenito biologico, è frutto di uno speditivo rapporto occasionale con mia moglie, si vede perché è proprio la fotocopia di mia moglie. È bianchissimo, ha le lentiggini, i capelli biondi, sembra un putto. Sembra uscito da una di quelle foto delle famiglie reali inglesi. E poi abbiamo una femminuccia, un cioccolatino di 11 anni che si chiama Derartu. Che è un nome un pò strano Derartu perché è un nome etiope. Perché mia figlia è etiope, l'abbiamo adottata, qualcosa come 10 anni fa. Tra l'altro Derartu in oromo, che è la lingua dell'etnia etiope a cui appartiene mia figlia, vuol dire fiore. Che è un significato meraviglioso. Peccato però che a Genova, dove viviamo, nel quartiere di Marassi, quello del carcere, non è che tutti quanti parlino fluentemente l'oromo. E peccato anche che mia figlia abbia un erre moscia talmente pronunciata che se non fosse nera come la pece tu la scambieresti per la piacentina purosangue da nove generazioni. Perciò io e la sua mamma, di geni totali, abbiamo deciso, per agevolarla, di aggiungerle, perché Derartu glielo teniamo, è il suo nome, ancoraggio con le sue radici, però abbiamo detto aggiungiamole un nome italiano, Maria. Perciò adesso se le chiedi come ti chiami? Maria Derartu Orna... le scoppiano le adenoidi. È come averci la De Filippi sul triciclo che ti gira nel corridoio di casa. Tra l'altro mia figlia ha questa cascata di riccioli afro bellissimi. Sembra Diana Ross delle Supremes negli anni '70 ed è bellissimo perché qua in giro tutti e quattro assieme: io, mia moglie, Leonardo, e Maria Derartu, è evidente a tutti che nessuno dei miei figli mi assomigli minimamente. Ma vi giuro, è bellissimo. È una cosa a cui non avevo assolutamente pensato quando ho scelto di adottare in Africa, perché sono io che ho scelto l'Africa. Io ho sempre avuto un potentissimo debole per il popolo africano. Però adesso osservando lo sguardo curioso delle tante persone che incrocio per strada penso: quante di loro saranno realmente convinti che Derartu sia stata adottata e quanti invece penseranno che l'unica ad aver avuto un potentissimo debole per il popolo africano sia stata mia moglie crostatina. Ma vi giuro, incrocio gente, mi vista né conosciuta, per strada che dà delle pacche sulle spalle e mi dice: complimenti, sei veramente una bella persona. Io al tuo posto non so se ce l'avrei fatta. Perché poi la gente non sa... Molte persone non sanno come funziona il percorso dell'adozione, quanto sia lungo, quanto sia burocratico. Magari vengono da te e ti dicono: dimmi, dov'è che l'hai presa? No, non l'ho presa, non è un cestello dell'acqua dell'Esselunga. L'ho adottata. Sì, ok, scusa. Dov'è che l'hai adottata? In Etiopia. Ma fammi capire, ma sei andato fino a là a prenderla? No, con Amazon. Te la spediscono. Se vuoi c'è anche Zalando. È fantastico. I miei preferiti sono i senza filtro. I senza filtro sono quella categoria di persone che magari, per fare un complimento a tua figlia, danno un impulso elettronico all'unico neurone che galleggia nel cervello. Il problema però che non hanno un diaframma fra la materia celebrale e il mezzo vocale. Il primo pensiero scivola via. Vengono lì e dicono: lo sai perché mi piace tua figlia? Perché non è proprio nera, nera, nera, nera, nera. È tipo un tinta noce. Ma belin è una bambina mica un comò dell'ottocento, ha capito? Però nonostante questi episodi devo ammettere che mia figlia è una bambina molto fortunata. Ovviamente perché è circondata da un amore straordinario da parte di sua mamma, suo papà, suo fratello, ma secondo me perché ha l'opportunità di vivere qui in Italia, che storicamente l'Italia è proprio la culla della tolleranza, soprattutto in questo periodo storico. Cioè, esci fuori di casa...lo senti questo afrore di accoglienza. Sarà che io sono ligure, perciò noi liguri quando si parla di accoglienza ce lo abbiamo proprio nel DNA. Per darvi un'idea l'estate scorsa siamo andati in spiaggia da soli io e mia figlia, a Rapallo, posto meraviglioso. Ho fatto in tempo a metterla in acqua sul canotto, girarmi per prendere il secchiello, che sul lungomare c'era già un capannello di gente che urlava: porca puttana, sono sbarcati anche qua, cazzo! Capite perché guardo al futuro con fiducia, con ottimismo. Poi io vedo che ci sono tanti genitori, anche tanti bimbi piccoli, io non so se capita anche a voi però io mi immagino sempre mia figlia come sarà da grande. Me la immagino a 18 anni. E se me la immagino a 18 anni ovviamente me la immagino bellissima, altissima, con questo portamento fiero, regale, tipicamente africano. E magari me la immagino che a 18 anni un giorno verrà da me e mi dirà: papà, mi accompagni alla motorizzazione per fare l'esame pratico per la patente? E io questa scena me la vedo. Certo che ti accompagno. E sono sicuro che quando entreremo negli uffici della motorizzazione, anche lì, gli occhi di tutti saranno puntati su di noi. E anche lì penserò: quanti penseranno che io sia il papà e quanti invece penseranno che sia soltanto un vecchio maiale libidinoso di ritorno da un viaggio culturale ad Addis Abeba? Ma me ne fregherò perché la guarderò fiero, orgoglioso salire sulla Panda dell'autoscuola e innestare la retromarcia e accartocciarla su un dissuasore manco fosse una lattina di Coca-Cola. E lì ancora una volta penserò: è proprio vero che la genetica non conta un cazzo, tutta sua madre. Tutta sua madre. Grazie. Grazie mille.

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