Sky Inclusion Days - I'm not the center of anything

16 mag 2023
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"Macia Del Prete. Vieni con me un secondo così facciamo accomodare". "Come stai? Grazie" "Affannata ma bene" "Perché? Perché mai?" "Mah..." "Adesso ci accomodiamo e facciamo due chiacchiere" "Tra un attimo facciamo due chiacchere" "Ti ringrazio di nuovo" "Grazie a voi" "Ti ringrazio a nome di tutti. Ho respirato con te e ne avevo bisogno" "Grazie" "E ti faccio intanto i complimenti non solo per il pezzo ma per per questo titolo che in poco mi dice tanto e vorrei che tu ci dicessi cosa significa per te questo pezzo, questo titolo" "Allora, intanto buongiorno. Sono molto emozionata di essere qua e credo sia importantissimo per me essere qua. questa caption...scusate sono affannata, è soltanto un modo per racchiudere quello che sono stati gli ultimi 37 anni nella mia vita, nei quali ho capito che noi non siamo al centro di niente e la vita evolve e questa è stata solo una piccola rappresentanza di quello che oggi è il mio modo di abitare il mio spazio, cioè il mio corpo, che è la mia casa preferita e unica". "Centratissima. Non tutti lo sanno, sei una performer, quando vuoi, sei una direttrice di movimento, hai un collettivo, un collettivo trasversale, e lavori con diversi artisti tra cui Renato Zero, Emma Marrone, Marco Mengoni e tanti altri. Ci dici qual è stato il percorso che ti ha portato fino a qua". "Allora, intanto le cose sono sono accadute molto naturalmente e questo forse è il motivo per il quale io mi godo molto quello che faccio. Perché non è stato frutto di un affanno o di un voler arrivare a... Vivo la mia professione con molta onestà, così come interpreto tutte le mie giornate, almeno ci provo a essere sincera e credo che le cose siano accadute perché dovevano andare in questa direzione. Sono figlia d'arte. Mia madre è un'insegnante di danza. Insomma, la danza è sempre stata la mia scansione di giornata. È stato tutto in movimento intorno a me dà sempre, quindi non so, è stato molto naturale il mio approccio a vivere di questo. Tutti i piccoli traguardi che si stanno verificando credo siano parte di un percorso di benessere che mi da fare questo lavoro. Quindi se tu sei positivo e produci con gioia le cose che fai durante la giornata, inevitabilmente succedono delle cose belle". "Io e te ci conosciamo perché veniamo un po' dagli stessi indirizzi. Io facevo la la ballerina, ho fatto un'accademia, ho fatto un percorso da danzatrice e quindi lo conosco molto bene e so che lo conosci anche tu. Sono percorsi che di solito impongono delle regole, dei canoni, delle scelte naturali e non ti offendo quando ti dico che tu sai di non essere nei canoni di quello che c'è scritto che la danza è, come non lo sono io, perché non sono bianca, non sono filiforme e non sono leggera, ho i muscoli quasi di una atleta. Tu come hai fatto a non farti bloccare da quello che la società racconta e ti dice, ti direziona a seguire". "Allora, in realtà non me ne sono proprio occupata. Nel senso che il mio trovarmi nell'industria dell'intrattenimento a un certo punto è successo senza che io lo realizzassi, perché mi sono sempre vissuta con molta normalità, sapendo che, proprio perché mia madre fa questo lavoro, che io non avrei potuto, perché ho sempre avuto questo corpo, ho sempre avuto l'inclinazione alle cose che non si dovevano fare. Quindi ho cominciato a tatuarmi molto presto, non ho mai avuto un taglio di capelli regolare, anzi ora ce li ho, non li avevo fino a qualche tempo fa. Quindi questo mi ha resa consapevole implicitamente di non poter accedere a delle cose. E quindi quasi a non volerle perché non erano le mie, non potevano essere le mie. A un certo punto ho smesso di pensarci ed è stato il momento in cui sono iniziate ad accadere le cose. Perché io credo che se tu sei in una convivenza pacifica con te stesso, inevitabilmente splendi. E la luce la gente la vede, la percepisce. Ed è giusto poi condividerla. Perché mi piace". "Che pace, che pace. Pensi che l'arte debba avere una funzione etica?" "Io credo che chi fa il mio lavoro, e quindi me, ha una grossa possibilità di abbracciare l'intimità delle persone. Di agganciare l'essenza vera degli altri. Io credo che prendersi la responsabilità di dire qualcosa significhi tendere un braccio agli occhi dello spettatore. Quindi credo che più che una funzione etica abbia una funzione morale e intima nell'agganciarsi all'altro. Come se avessi sempre una sorta di appuntamento con gli altri. È un date costante. Una volta che ti metti in scena inevitabilmente ti svesti da sovrastrutture, almeno nel mio caso tendo a liberarmi dalle sovrastrutture, a fare soprastrutture, almeno nel mio caso tendo a liberarmi dalle sovrastrutture, a fare di me una proposta quanto più realistica possibile di quello che sono, poi una volta scesa da questo punto di attenzione. Cioè io non vorrei mai che le persone vivessero una distonia tra la me in attività e la me fuori dalla scena, perché altrimenti risulterebbe poco credibile quello che tento di comunicargli. Invece ci tengo molto che si veda la mia persona nelle cose che produco, si vede il mio sentire, la mia prospettiva, la mia sensibilità ammesso che io per voi ne abbiamo una, non è detto, magari mi sto dando delle pacche sulla spalla" "Un'onestà di base. Quand'è che non ti senti ancora rappresentata?" "Non mi sento rappresentata in tante cose. Mi svilisce un po' il ruolo della donna nello spettacolo, spesso e volentieri, perché ancora siamo dei pezzi di carne, pronti ad essere macellati dagli occhi di chiunque. Questa cosa mi avvilisce perché non credo, anzi sono certa che la donna non sia solo questo, siamo molto più ed è importante è che noi facciamo in modo che questo avvenga. Quindi delle volte è importante dire dei no, perché a furia di dire sì abbiamo concesso tutto. Quindi io no, non mi sento rappresentata. Non cerco neanche la rappresentazione, vorrei semplicemente che le persone fossero più libere di dire dei no. Questa cosa non mi va di farla, non mi piace, non mi fa sentire a mio agio. Motivo per il quale io ho smesso di sentirmi a disagio perché mi piace vestirmi di nero. Adoro il nero ma non perché ho dei chili di troppo. Mi piace. Cioè mi fa stare bene. Fine. Se mi vesto di bianco, non so, la mia giornata non gira. Il mio cervello non pensa, non ce la faccio". "Andiamo a chiudere. Ti voglio fare un'ultima domanda perché oggi è la festa della mamma. Io so già ma voglio sapere se vuoi essere mamma e cosa ne pensi. "Allora, no. Mi piacciono da morire i bambini, avrei voluto fare la pediatra se non fosse accaduto questo nella mia vita. Ma perché nei bambini trovo quella onestà che non trovo nell'adulto. Mi piace la relazione che si innesta con i bambini perché lo sguardo è molto sincero subito e se ci si piace si capisce subito. Un bambino si avvicina a te, se gli piaci, non gli piaci piange, vuole andare dalla mamma. Io piaccio un sacco ai bambini. Motivo per il quale mi sono detta lavorerò con i bambini. Però non sento dentro di me, forse per mio retaggio culturale, perché comunque sono una donna omosessuale di 37 anni che non è cresciuta quando era una adolescente con la possibilità di poter essere mamma. Quindi non avendo innestato questo seme dentro di me, ora faccio un po' fatica a pensare di poterlo fare. Però sono un ottima zia. Quindi se volete lasciarmi i vostri figli mezza giornata e riprenderveli, A me va bene" "Io mi fermo qui, perché se no andiamo oltre" "Grazie" "Ti ringrazio molto" "Io ringrazio te. Grazie per l'opportunità, grazie a tutti".

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