La conferma, sempre più netta, che a causare il riscaldamento globale sia l'uomo. La ragionevole certezza che alcune delle conseguenze siano irreversibili, soprattutto per quanto riguarda il mare e le previsioni per i prossimi decenni, con gli scenari più ottimisti che passano da una via molto stretta. Sono questi, in sintesi, i contenuti del sesto rapporto della IPCC, il più importante organismo mondiale sui cambiamenti climatici. Non un documento qualunque ma il pacchetto di conoscenze più completo e aggiornato sul tema. Un campanello d'allarme che migliaia di scienziati suonano per i leader mondiali, chiamati nei prossimi mesi a sedersi al tavolo delle trattative. A colpire gli scienziati è l'accelerazione di alcuni cambiamenti. Negli ultimi decenni, spiega il rapporto, la temperatura è cresciuta a una velocità che non ha eguali negli ultimi 2 mila anni. Un riscaldamento causato dalle emissioni di gas serra delle attività umane con concentrazioni mai riscontrate negli ultimi 800 mila anni. Le conseguenze dirette vengono riscontrate sui ghiacciai e mari. L'estensione dei ghiacciai ha raggiunto il minimo rispetto agli ultimi mille anni e dal 1901 a oggi l'innalzamento degli oceani è stato di 20 cm, con una crescita molto più rapida negli ultimi anni. Il rapporto dell'IPCC si sofferma anche sugli effetti della pandemia. l lockdown, in giro per il mondo, hanno permesso di condurre una sorta di esperimento impensabile in condizioni normali. A una temporanea e improvvisa riduzione delle emissioni è corrisposto un miglioramento della qualità dell'aria ma non c'è stato alcun effetto apprezzabile sulla temperatura. Una conferma insomma che per contrastare il riscaldamento bisogna arrivare a una completa decarbonizzazione. Nel frattempo eventi estremi, come quelli che stiamo vedendo nelle ultime settimane in tutto il mondo, dalle ondate di calore alle precipitazioni, saranno sempre più intensi e frequenti. Tra gli scienziati di tutto il mondo che hanno contribuito alla stesura del rapporto, anche tre italiani del CNR. "Alcune conseguenze dei cambiamenti climatici in atto sono irreversibili, su scale temporali dell'ordine di centinaia di anni. In particolare questo è vero per quanto riguarda cambiamenti che riguardano l'oceano, il ghiaccio marino artico e il livello del mare, che continuerà a salire nel corso del XXI secolo". Lo scenario più ottimista, preso in considerazione dall'IPCC, passa dal raggiungimento della neutralità climatica nel 2050. Solo in questo caso è molto probabile che la temperatura rimanga sotto i 2 gradi entro la fine del secolo. Una soglia critica già fissata dalla Conferenza di Parigi. Da questi obiettivi ed ai dati di questo rapporto, riparte la discussione per la prossima conferenza dell'ONU. Quella che si terrà a novembre a Glasgow, organizzata da Regno Unito e Italia.