Svariati metri cubi di roccia si sono sgretolati e sono rotolati verso Valle, sulla parete sud del Cervino. Il boato è stato forte, lo hanno sentito tutti in paese, ma fortunatamente il crollo non ha interessato zone abitate e nemmeno le tradizionali vie di salita verso la vetta. Si tratta di una probabile conseguenza di questa ondata di caldo anomalo repentina e soprattutto prolungata. Lo zero termico è salito addirittura a 5 mila metri, ben oltre la cima del Cervino, e nelle ultime due settimane è rimasto costantemente sopra i 4 mila, mentre a quota 3 mila non si è mai scesi sotto i 3, 4 gradi. Questo non permette ai ghiacciai di rigelare durante la notte e lo strato di ghiaccio tra le rocce si assottiglia sempre più. “Queste ondate di caldo favoriscono l'instabilità perché favoriscono la degradazione del permafrost, quindi lo scioglimento del ghiaccio che c'è nelle fratture. Poi ogni crollo ha un po' la sua storia, quindi bisogna vedere quale sia stata l'origine. Comunque, osserviamo a livello alpino un aumento nella frequenza di questi fenomeni e sono certamente legati al riscaldamento globale.” Dalla torbida estate del 2003 ad oggi i crolli si sono intensificati progressivamente sul Cervino. Dal 2007 c'è una fitta rete di sensori che monitora i movimenti della montagna e i risultati, purtroppo, parlano chiaro. Lo stato di salute dei ghiacciai continua a peggiorare. “I ghiacciai italiani, come quelli in tutto il resto del mondo, non godono di buona salute. C'è un trend di ritiro molto forte. Nelle Alpi abbiamo perso circa il 30% dei ghiacciai negli ultimi 40 anni ed entro fine secolo ne perderemo circa il 90%.” Un esempio tangibile è quello del Monta Bell, proprio a ridosso di Cervinia. “Al centro c'è una barra rocciosa con delle grosse rocce scure e quella barra basti pensare che a 25 - 30 anni fa non era visibile, era completamente coperta di ghiaccio, con uno spessore, magari, di 20 - 25 metri.”.