Aggredito, sotto assedio, in pericolo. Per almeno due terzi il mare aperto italiano è stretto nella morsa del traffico marittimo, di una pesca insostenibile dell' inquinamento. Su tutto l'impatto gravissimo del cambiamento climatico che in maniera evidente colpisce ormai l'intero Mediterraneo. Nella giornata mondiale degli oceani WWF Italia lancia il suo ultimo report e sottolinea come sia molto urgente salvare il cosiddetto "mare fuori", quello spazio lontano dagli occhi che occupa i territori oltre le 12 miglia dalla costa, essenziale per la vita marina e di conseguenza per il nostro benessere. Là dove vivono, si nutrono, si riproducono o semplicemente lo attraversano durante i loro spostamenti le specie pelagiche quindi balenottere, capodogli, foche monache, ma anche tartarughe marine, squali, tonni, pesci spada e fuori dall'acqua diverse tipologie di uccelli. Si comincia subito con le azioni concrete, parte infatti "Generazione Mare", la campagna del WWF che per tutta l'estate vedrà in azione migliaia tra cittadini e volontari aiutati dai ricercatori, pescatori e gestori di aree marine protette in centinaia di iniziative che andranno dalla pulizia delle spiagge e dei fondali fino alla sorveglianza dei lidi, per scovare tracce di deposizione delle tartarughe marine per poi aiutare a recuperare gli esemplari feriti. Per proteggere il "Mare Fuori" quindi il nostro capitale blu, occorre infine garantire uno spazio sufficiente per la biodiversità, favorendo la collaborazione fra istituzioni, Paesi e organizzazioni. Nel report il WWF chiede all'Italia di attivarsi per tutelare il 30% di tutto lo spazio marittimo, avendo però individuato 10 aree prioritarie: Canale di Sicilia e Sud Adriatico, Golfo di Taranto, Arcipelago Pontino, Canyon di Castelsardo, Canyon di Caprera, Arcipelago Campano, Arcipelago Toscano, Arcipelago Eoliano e Santuario Pelagos.