La plastica che vediamo galleggiare in mare, è solo una piccola parte di quella presente. Più del 95% infatti, inquina le nostre acque sotto forma di microplastiche, particelle microscopiche invisibili. Ingerite da tutti gli organismi marini, è in grado di indurre effetti subdoli. Effetti che diventano oggetto di studio della spedizione "Difendiamo il mare" di Greenpeace Italia, alla sua quarta edizione. La barca a vela Bamboo, messa a disposizione della Fondazione Exodus di Don Mazzi, è salpata dal porto di Ancona, per intraprendere questo straordinario viaggio. Un viaggio che monitorerà grazie al supporto di ricercatori ed esperti di flora e fauna marina, lo stato di salute del Mare Adriatico Centro Meridionale. Un'area ancora poco studiata dalla comunità scientifica internazionale, un progetto sinergico, che coinvolge comunità scientifica, associazioni ambientaliste, società civile, il mondo produttivo. Il tour durerà tre settimane, toccherà il Conero, per il quale da tempo viene proposta la realizzazione di un'area marina protetta. Vogliamo svelare il lato nascosto dell'Industria dei combustibili fossili, spiega Giuseppe Ungherese, Responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, colpevole non solo dell'emergenza climatica, ma anche dell'incremento della produzione di plastica, che alimenta il suo business inquinante. Obiettivo di questa quarta edizione, è ottenere nuovi risultati sulla presenza delle plastiche, grazie anche a nuovi strumenti di analisi, che contribuiranno tra le altre cose, ad aumentare la consapevolezza pubblica, su questa minaccia.