Con la bandiera che si abbassa al tramonto sul porto di Nizza, si chiude la terza conferenza delle Nazioni Unite dedicata agli oceani. 60 Capi di Stato e di Governo e delegati da tutto il mondo, lasciano così la Costa Azzurra, dopo avere cercato, per una settimana, di riportare i mari al centro dell'attenzione, nonostante le guerre, le tensioni geopolitiche e la diffidenza verso la scienza che arriva dagli Stati Uniti, che qui hanno partecipato soltanto come osservatori, per rispettare quell'obiettivo di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, quello che riguarda la salute del mare e di conseguenza le vite umane e gli impatti sull'economia di tutto il mondo. Tra i passi avanti che sono stati fatti: le firme per ratificare il trattato sull'alto mare. Ne mancano poche perché il documento entri in vigore e diventi vincolante, garantendo protezione per la biodiversità nelle acque internazionali che rappresentano quasi la metà della superficie del nostro pianeta. Le adesioni sono aumentate nei giorni della conferenza, ma tra i Paesi che non hanno ancora firmato, c'è l'Italia. Tra gli annunci, quello del Presidente francese Macron, che ha promesso la creazione di una delle più grandi aree marine protette al mondo. E sempre la Francia, insieme al Brasile, ha lanciato la Blue NDC Challenge invitando tutti i Paesi a mettere l'oceano al centro dei propri piani climatici, in vista della COP30 che si terrà a Belem, a 10 anni dagli accordi di Parigi. La vera sfida, ha ricordato il rappresentante ONU in conferenza stampa, inizia adesso: passare dalle parole ai fatti. .