Vecchie reti da pesca abbandonate, aggrovigliate su se stesse, trascinate dalle correnti, depositate sui fondali. Il danno che provocano è doppio, inquinano e minacciano la fauna e la flora marina che vi restano intrappolate. I nostri mari ne sono pieni, nonostante siano illegali. Nella nuova operazione a difesa dell'ambiente marino, operatori e volontari della divisione subacquea dell'Associazione Marevivo ne hanno rimosse due lunghe 3.000 metri. Le fasi complesse e impegnative, ripresa dalle spettacolari immagini girate dal documentarista, nonché responsabile della divisione sub di Marevivo Sicilia, Riccardo Cingillo. A Isola delle Femmine vicino Palermo, i sub sono scesi a 58 metri di profondità. Questo lungo enorme ammasso di reti risaliva ingarbugliato verso la superficie, fino ai 23 metri. "Una rete abbandonata di oltre 2.000 metri. Si tratta di una spadara, quindi di una rete illegale, bandita da tantissimi anni nel Mediterraneo". Nell'ambito della missione Linea Gialla condotta insieme con i Carabinieri, la Guardia Costiera, la Federazione Italiana Pallavolo, i sub si sono immersi anche nell'azzurro specchio di mare di San Vito Lo Capo nel trapanese per rimuovere questa enorme rete del tipo tramaglio che ricopriva un'intera parete sommersa dai 14 metri fino ai 60 metri di profondità. I crostacei rimasti intrappolati sono stati liberati, specie come la gorgonia che avevano cominciato a colonizzare le reti sono state riposizionate sul fondale roccioso con una tecnica di trapianto sperimentale e innovativa che si spera possa consentire, alla vita che si era sviluppata intorno alle reti, di ricominciare a proliferare in un ambiente più sano e non inquinato.