"Questo è l'aspetto peggiore della crisi climatica. Le comunità più impattate sono anche quelle meno responsabili delle emissioni. A livello di consapevolezza, io stessa l'ho acquisita solo dopo un po' di anni, perché non sono tematiche insegnate a scuola, non sono argomenti di conversazione, quindi molte persone non le conosco. Vedono le intense piogge, le frane, ma non le collegano al cambiamento climatico". "La consapevolezza non è ancora sufficiente, ma noi attivisti ci siamo proprio per questo motivo e vogliamo introdurre l'educazione climatica a scuola". "La Youth4climate, non può essere solo un'occasione per creare relazioni tra attivisti, dovrebbe portare a risultati concreti. Chi critica, vedendoci solo del networking, deve pensare agli effetti concreti che possono derivarne". "Pensi che possano essercene?" "Penso di sì. Solo se le voci degli attivisti che rappresentano i propri Paesi, saranno ascolta davvero". "Credo che i politici si sentano intimiditi a volte, perché gli attivisti non hanno paura di richiamarli in merito alla loro mancanza di azione. Li fanno sentire sotto pressione. Questo credo, renda alcuni politici, critici nei confronti degli attivisti. È legato alla pressione che si sentono addosso. Ma noi non vogliamo averli contro. Vogliamo che ci ascoltino, che ascoltino la scienza, che ascoltino le voci delle comunità più impattate dalla crisi climatica e agiscano perché è necessario, adesso".