Un fronte molto vasto che dice “no” e che pesa su chi dice “sì”. Il punto è l’accoglienza dei profughi, e registra uno squilibrio impressionante: ci sono comuni che hanno fatto sforzi immani e municipi che non hanno alcuna intenzione di prendersi quote dei richiedenti asilo. Tutti ricorderanno le barricate di Goro, nel Ferrarese, quando gli abitanti sono scesi in strada con bancali di legno per protestare contro la decisione del Prefetto di Ferrara di requisire cinque camere dell’ostello “Amore-Natura” per dare rifugio a un gruppo di donne nel piano di accoglienza nazionale. La protesta era stata annunciata e organizzata dalla sezione locale della Lega Nord. Se il Vescovo della Diocesi aveva parlato di pagina ripugnante, per il Ministro dell’interno quella non è l’Italia. Al Viminale ormai il rifiuto dei Comuni viene definito inaccettabile, tanto che sarebbe pronto un piano di forza per requisire aree e strutture, anche laddove i cittadini alzano muri. Una linea che certamente verrà letta come una dichiarazione di guerra, specie nei comuni leghisti. Eclatante è l’esempio della Lombardia, regione che ospita più migranti: 22.934 profughi su un totale di quasi 176.000 in tutta Italia. Virtuose anche Lazio e Sicilia, così come Toscana ed Emilia-Romagna: hanno avviato volontariamente progetti. Mentre in Veneto 250 sindaci non vogliono nessuno. Solo 2.600 comuni su 8.000 stanno al momento accettando di ospitare immigrati. Nel fiume di profughi da gestire, poco meno di 2.000 sono stati trasferiti in altri Paesi europei. L’Italia, con le sue divisioni interne tra chi fa la sua parte e chi scarica il barile, è sempre più sola.